“Non sono assolutamente al corrente delle indagini che sarebbero in corso. Posso soltanto affermare che da quando ricopro la carica di presidente, la mia società si è sempre distinta per correttezza ed etica sportiva e non ha mai mancato di vigilare perché i comportamenti di tutti i tesserati si uniformassero a questi principi”. Così Walter Taccone, presidente dell’Us Avellino commenta la presunta combine relativa alla penultima giornata del campionato di Lega Pro 2012-2013 tra Catanzaro e Avellino. Gara vinta dagli irpini per 1-0. L’episodio è emerso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Palmi (Catanzaro) che ha portato all’arresto del presidente del Catanzaro calcio, Giuseppe Cosentino, accusato di riciclaggio per aver trasferito all’estero i capitale di una sua società di import-export. Sulla stessa linea del presidente Taccone, che ha comunque dato mandato ai suoi legali di monitorare la vicenda che chiama in causa la società irpina, anche il direttore sportivo, Enzo De Vito. Secondo quanto emerso dalle carte dell’operazione “Money gate”, ci sarebbe stato, secondo gli investigatori della Guardia di Finanza, una tentata combine tra i vertici delle due società. L’obiettivo del Catanzaro sarebbe stato quello di non perdere la gara, disputatasi il 5 maggio del 2013, per evitare i play out. Sta di fatto che il presunto accordo non sarebbe stato rispettato dagli irpini, che nella parte finale della gara passarono in vantaggio con Zigoni guadagnando la promozione con una giornata di anticipo in Serie B. Sul presunto tentativo di combine, come ha spiegato lo stesso Procuratore capo di Palmi, Ottavio Sferlazza, verranno effettuati ulteriori approfondimenti “sull’eventuale sussistenza di elementi in ordine al tentativo di aggiustare l’incontro. Se dovessero emergere delle responsabilità, come è doveroso – ha concluso il magistrato – invieremo gli atti agli organi della giustizia sportiva”

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