Cento anni fa nasceva il Partito Comunista più grande d’occidente. Era il 21 gennaio 1921 quando un gruppo di dirigenti, da Antonio Gramsci ad Umberto Terracini ad Amadeo Bordiga, al termine del XVII Congresso, tenutosi al Teatro Carlo Goldoni di Livorno, sancirono la separazione della cosiddetta ala di sinistra dal Partito Socialista di Filippo Turati. E non c’è stato segretario che, da dopoguerra in poi, non abbia in qualche modo segnato la storia italiana. A cominciare da Palmiro Togliatti, capo del partito dal 1943 al 1964. Erano le 11,40 del 14 luglio 1948 quando Togliatti, era in via della Missione in compagnia della compagna Leonilde Iotti, poco dopo essere uscito da Montecitorio, quando un 24enne studente, Antonio Pallante, gli sparò contro quattro colpi di pistola: uno andò a vuoto, tre lo colpirono nella parte bassa del cranio, al polmone sinistro e in prossimità della milza. Si temette il peggio, ma quando il gioco è in mano ad uomini veri il peggio cede sempre il passo al buonsenso. Non a caso le prime parole del segretario ai suoi furono: “Calma, mi raccomando, calma. Non facciamo sciocchezze”. Poi Luigi Longo (1964-1972), con il suo sostegno ad Alexander Dubcek e alla Primavera di Praga e il suo aperto dissenso rispetto all’invasione sovietica. Quindi Enrico Berlinguer (1972-84), l’uomo alla cui guida il Pci raggiunse consensi straordinari, fino ad arrivare ad un tiro di fionda dalla Dc e, addirittura, a superarla, alle Europee del 1984 (33,3), qualche mese dopo la morte dello stesso Berlinguer, avvenuta l’11 giugno di quello stesso anno, a causa di un malore sopraggiunto nel corso di un comizio di fronte a decine di migliaia di sostenitori. La voce del segretario d’un tratto diventò cavernosa, continuò a parlar fino a che non dovettero sorreggerlo, poi la corsa, inutile, verso l’ospedale. Con Alessandro Natta (1984-1988) arrivò un periodo di confronti, anche serrati: da una parte coloro che insistevano per un cambiamento, anche netto. Dall’altra quelli che non volevano saperne di allontanarsi dall’ideologia comunista. Fu probabilmente la caduta del muro di Berlino, a convincere il successore, Achille Occhetto (1988-1991), a traghettare il Pci verso la socialdemocrazia, e a far nascere, al termine del XX congresso del Partito Comunista a Rimini, il Partito Democratico della Sinistra, di cui lo stesso Occhetto divenne primo segretario. Il resto è storia recente: dalla Dc nacque il Partito Popolare poi la Margherita, e dal Pds i Democratici di Sinistra. Poi da Margherita e Ds il ‘miracolo’ Pd. Come dire: i due grandi nemici Pci e Dc che alla fine si incontrano e si fondono. E non mancano gli episodi che oltre a caratterizzare la vita politica di grandi personaggi del Pci, sono da ricondurre anche alla nostra terra. Uno lo vogliamo ricordare. Erano gli inizi degli anni Cinquanta e prima di diventare segretario provinciale della Federazione Comunista di Caserta (1951-1957), un giovane di nome Giorgio Napolitano contribuiva all’attività di volantinaggio per le strade dei comuni della provincia. Una volta capitò a San Nicola la Strada, in via Pilade Bronzetti per la precisione. Un gruppo di sostenitori gli andarono incontro ed una signora gli porse la propria bambina. Quel giovane attivista di belle speranze la prese tra le sue braccia. La bimba, ovviamente, non ebbe riguardo e il futuro Presidente si ritrovò quella sua giacca nuova in buona parte bagnata. “Bene – ebbe a dire con prontezza di spirito -, credo di poter affermare che mi porterà fortuna…”. E mai, forse, previsione fu più azzeccata.

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