Il Puc delle piroette. Lo strumento urbanistico di Sant’Arpino, che approda domani pomeriggio (21 maggio) in assise, in caso di approvazione sarà il frutto di inciuci, bruschi cambiamenti di posizione e tripli salti mortali. Un’insalata russa, insomma. Che getta ombre politiche su un provvedimento determinante sotto il profilo socio-economico per le sorti della città atellana. Al festival delle contraddizioni partecipano esponenti della maggioranza e dell’opposizione. Trovare il bandolo della matassa non è facile. Comprendere le ragioni del “sì” o del “no” ancora meno. Il tutto condito dai diffusi conflitti di interesse dei consiglieri. Premessa: il Puc stilato dall’amministrazione Dell’Aversana è identico a quello griffato Di Mattia. Eppure, come se nulla fosse, coloro i quali lo avversavano ora lo andranno a votare. A partire da Speranza Belardo. Assieme a Maria Rosaria Coppola e Mimmo Iovinella, l’attuale vicesindaco è firmatario di un documento al vetriolo, datato aprile 2020, contro l’allora primo cittadino Giuseppe Dell’Aversana e il suo vice Caterina Tizzano, rei di essersi assentati alla seduta di giunta che approvò il Puc. “Come si spiega la loro assenza? Nel Puc sono rientrati terreni personali o familiari per cui è scattata la regola della incompatibilità? E quali sarebbero questi terreni? Soprattutto, quale è stata la decisione adottata su questi terreni? Sono diventati edificabili? E prima della approvazione del PUC che natura avevano?”, scriveva il trio Belardo-Coppola-Iovinella. Accusando “il Sindaco predicatore è un pessimo razzolatore. Ed è giunto il momento che provi a far pace con la propria coscienza”. Ma la prima a non essere in pace con la propria coscienza è proprio Speranza Belardo. La vice di Di Mattia si dirige verso il varo del Puc con molte palle al piede. La più vistosa e pesante è quella del conflitto di interessi. Compare anche lei nel lungo elenco degli incompatibili. Quel documento del 2020 si è trasformato in un clamoroso boomerang. E le domande impresse nero su bianco si sono ritorte proprio contro la Belardo. “Nel Puc sono rientrati terreni personali o familiari per cui è scattata la regola della incompatibilità? E quali sarebbero questi terreni? Soprattutto, quale è stata la decisione adottata su questi terreni? Sono diventati edificabili?”. Ad oggi nessuna risposta. Eppure Belardo in assise alzerà il ditino per approvare lo strumento urbanistico. Festival delle contraddizioni. E delle bugie. Al quale si è iscritta a sorpresa Iolanda Boerio e una parte di Progetto per Sant’Arpino. Come per magia il capo del gruppo di minoranza, con un triplo salto carpiato con altissimo coefficiente di difficoltà, si unirà alla maggioranza e voterà a favore del Puc. Anche in questo caso carta canta. Nel febbraio di quest’anno Boerio e Progetto hanno stilato un documento per invitare l’amministrazione Di Mattia a confrontarsi a 360 gradi su tematiche di interesse generale, tra cui le Politiche sociali, l’Housing sociale e il recupero degli oneri concessori, oltre che lo strumento urbanistico. Appello caduto miseramente nel vuoto. Maggioranza e opposizione non si sono confrontate su un bel nulla. Anzi i toni dello scontro si sono via via alzati. Fino ad imboccare il tunnel del dialogo tra sordi. Così come Belardo anche Boerio è stata folgorata sulla via del voto favorevole al Puc. Così come Belardo anche Boerio è in conflitto di interessi. Così come Belardo anche Boerio merita il podio del festival delle contraddizioni. A pari merito con una parte di Progetto per Sant’Arpino. Per ovvi motivi non abbiamo riposto nel cassetto dell’oblio una video intervista rilasciata a Campania Notizie da Alessandro Sala, candidato alle comunali e tra i leader di Progetto. Sue parole testuali: “Va fatta chiarezza sui conflitti di interessi e va effettuata una rivisitazione del Puc prima della sua approvazione”. Niente di tutto questo è avvenuto. Così anche una porzione di Progetto sale sul trampolino dei salti carpiati. Chi è rimasto ben saldo sulle sue posizioni è un altro esponente di spicco del gruppo politico-consiliare. Si tratta di Salvatore Lettera, il più votato in assoluto alle ultime amministrative. Non darà l’ok al Puc. Probabilmente non parteciperà nemmeno ai lavori del consiglio di domani pomeriggio. Perché? Per il mancato confronto sui temi posti dalla minoranza al sindaco e company. Quello di Lettera quindi non è uno strappo. È semplicemente una risposta coerente all’assenza di risposte della maggioranza su interessi collettivi e non di bottega come sembra essere diventato lo strumento urbanistico. Ovviamente la collocazione di Lettera avrà delle conseguenze. Il consigliere provinciale dirà addio a Progetto per Sant’Arpino per avviare un nuovo percorso. Anche nella maggioranza le acque sono agitate. Anche su quel versante le contraddizioni non mancano. Come i conflitti di interesse. Che ormai non si contano più. L’unico che potrebbe avere uno scatto di reni è Mimmo Cammisa. Il gruppo della sinistra è sempre stato molto critico nei confronti del Puc. Votarlo significherebbe rimangiarsi tutto. Da qui la titubanza di Cammisa, propenso ad assentarsi al civico consesso. Con questi chiari di luna il varo dello strumento urbanistico è tutt’altro che scontato. Servirà il pallottoliere per trovare i numeri necessari a farlo passare in assise. Nemmeno la votazione a zone potrebbe bastare per trovare la maggioranza più uno dei voti. E pensare che mai come nel caso del Puc servirebbe un’ampia convergenza. Non la pensano così il sindaco Di Mattia e i suoi accoliti. Per loro va più che bene anche una maggioranza risicata. Basta un solo ditino in più alzato per brindare al successo. Ma la vera domanda è un’altra: il Puc è un affare per pochi o va incontro alle esigenze collettive? Questo è il dilemma. Ai cittadini l’ardua sentenza.

Mario De Michele

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