Si tinge di giallo il caso Marilena Belardo. Oltre un mese fa l’abitazione dell’assessore di Orta di Atella fu oggetto di un sopralluogo tecnico per accertare eventuali difformità urbanistiche. Sul posto si recarono il funzionario dell’ufficio tecnico Staiano e i vigili urbani. Nel frattempo la Staiano ha cambiato aria andando a lavorare in un altro Comune. E la “pratica bollente” è rimasta chiusa a più mandate nei cassetti dell’Utc. E finora né il sindaco Vincenzo Gaudino, più puro dei puri (qualcuno ricorderà le sue camminate sull’acqua), né i nuovi responsabili dell’ufficio tecnico hanno provveduto a occuparsi del caso. Che potrebbe essere pane per i denti della “regina del mistero” Agatha Christie o di Sherlock Holmes. L’immobile dell’assessore Belardo è sorto durante gli anni del cemento selvaggio al civico 7 di via Vivaldi. La pratica per conto di Francesco Belardo, padre di Marilena, fu curata dall’architetto Giuseppe Mozzillo, socio del geometra Tommaso Dell’Aversana, capogruppo di maggioranza dell’amministrazione Brancaccio del 2006, sciolta per camorra nel 2008. L’anno prima Salvatore Del Prete “Monsignore” indossò la fascia tricolore in seguito all’elezione di Brancaccio a consigliere regionale. Oltre ad essere un prolifico architetto, Mozzillo aveva la fortuna di essere amico del duo Nicola Arena-Nicola Iovinella, allora “padroni” dell’ufficio tecnico. Il duo Arena-Iovinella ha rilasciato la quasi totalità delle licenze poi annullate perché illegittime dopo l’intervento della magistratura.

Marilena Belardo

Torniamo all’abitazione del componente della giunta Gaudino. Francesco Belardo ottiene il permesso di costruire 144/2002 per realizzare cantinato, porticato al piano terra, primo e secondo piano e un sottotetto non abitabile con scala esterna. Non essendoci un piano di lottizzazione l’Utc elargì una concessione diretta. Quali sono gli abusi? Come per magia il porticato diventa un appartamento abitabile con un aumento di volume di circa 300 metri cubi. Un cambio di destinazione d’uso possibile soltanto attraverso una Dia (denuncia di inizio attività in edilizia) illegittima. Un ulteriore incremento volumetrico di circa 170 metri cubi deriva dalla chiusura della scala, che invece sul grafico è aperta. Il terzo abuso insanabile riguarda il sottotetto, trasformato contra legem in appartamento. Il recupero per uso abitativo non era consentito né in base alla legge regionale n. 15 del 2000, né sulla scorta del regolamento edilizio comunale. In soldoni, è proprio il caso di dire, un immobile di due appartamenti si trasforma in un palazzo di quattro piani. Rispetto a difformità urbanistiche così gravi la normativa vigente non lascia scampo: l’Utc deve adottare un’ordinanza di demolizione o di acquisizione al patrimonio comunale. Come mai dopo oltre un mese dal sopralluogo non è successo nulla? Il sindaco Gaudino e company vogliono far deperire nei cassetti la pratica della casa di Belardo? Pia illusione. Se il Comune sarà omissivo interverranno le forze dell’ordine per ripristinare la legge. Dura lex, sed lex. I paladini della legalità dovrebbero saperlo.

Mario De Michele

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