Numeri che non tornano, specie quando si parla di una realtà popolosa e complessa come l’area metropolitana di Napoli e Caserta. Numeri, ritardi, buchi nell’assistenza delle fasce deboli e in materia di prevenzione, che finiscono sul tavolo del ministro dell’Interno. Dopo Foggia, Napoli. Dopo le bombe del racket che stanno colpendo una parte del territorio pugliese, l’agenda del governo in materia di criminalità investe l’area metropolitana partenopea. Due ministri (Interno e Istruzione) in campo nel cosiddetto Patto per Napoli, che vede attorno allo stesso tavolo forze e componenti sociali, enti locali ed esponenti governativi, secondo una traiettoria fortemente auspicata in questi mesi dall’arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia. Domani in prefettura a Napoli, sarà il prefetto Claudio Palomba a presiedere un comitato per l’ordine pubblico ad hoc, per fronteggiare la nuova questione napoletana. Numeri da emergenza: non solo agguati e stese (consumati in ogni momento del giorno, anche in pieno centro), ma anche e soprattutto emergenza sociale, legata alla devianza minorile. Fatto sta che sul tavolo dei ministri Patrizio Bianchi (Istruzione) e Luciana Lamorgese (Interno), sono confluiti in questi giorni tutti gli aspetti dell’emergenza napoletana: le denunce per evasione scolastica, ma anche gli strumenti messi in campo contro un fenomeno decisamente più ampio rispetto a quello raccontato finora. La fuga dai banchi e le strategie per arginare l’evasione scolastica, che resta l’origine delle tante facce dell’emergenza cittadina. Si parte dalle segnalazioni, raramente tempestive, che mettono in moto procedimenti amministrativi che si concludono con multe irrisorie: poche decine di euro a carico di chi non manda a scuola i figli. Si tratta di situazioni critiche, accentuate da quanto avvenuto negli ultimi due anni di pandemia. Ma quali sono i punti elencati nelle carte spedite a Roma? Su cosa dovranno cimentarsi i due ministri sul caso Napoli? Una storia di buchi, lacune e criticità. Passano troppi mesi dall’assenza dalle aule scolastiche all’effettiva segnalazione del caso all’autorità giudiziaria, sembra di capire. Un gap che fa i conti con la rete dell’assistenza che deve essere colmata nel corso dei prossimi mesi.

Non è un caso che attorno allo stesso tavolo, si incontreranno il ministro Luciana Lamorgese, il sindaco del Comune di Napoli Gaetano Manfredi, e il presidente della della Regione Vincenzo De Luca. Diversi attori sociali in campo per garantire una svolta reale a un problema storicamente radicato da queste parti, anche alla luce di quanto sta emergendo da numeri e statistiche. Ricordate cosa ha pubblicato una settimana fa questo giornale, a proposito di emergenza minorile? Restiamo agli ultimi sei mesi: crescono i reati predatori e i delitti legati all’uso delle armi consumati dai più giovani. Boom di rapine, agguati, delitti consumati impugnando pistole o coltelli. Un andamento che fa i conti con la fine del lockdown, ma anche con uno stile di vita segnato dall’uso della violenza. Questioni quotidianamente dibattute ai Colli Aminei, grazie al lavoro di Procura e Tribunale (uffici guidati dalla procuratrice Maria De Luzenberger e dal presidente Patrizia Esposito), che dovranno essere rilette alla luce dell’esigenza di imprimere una svolta definitiva. Non solo minori, non solo dati legati alla dispersione scolastica. Il caso Napoli preoccupa anche per un altro fenomeno, ormai sempre più evidente: la diffusione di armi nell’intera area metropolitana. Da dove arrivano? Chi sono i trafficanti di armi? E soprattutto: come è possibile invertire la rotta? Inchieste condotte dalla Procura di Gianni Melillo hanno evidenziato l’esistenza di veri e propri broker internazionali che piazzano sul territorio campano stock di armi provenienti da contesti di guerra. Parliamo di mitra e pistole provenienti dall’Europa dell’Est e dalla Turchia, che arrivano in Italia attraverso i porti Adriatici o di Gioia Tauro e che vengono vendute alle cosche cittadine. Una città polveriera, dove si fa troppo in fretta a lasciare i banchi e a impugnare un’arma da sparo per il battesimo del fuoco.

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