Dei matrimoni tra gay nessuna traccia, ma sull’omosessualità «nella Bibbia c’è scritto di peggio e anche in modo più esplicito: c’è scritto che l’omosessualità è un abominio». Lucio Malan cita, su Radio1, il libro del Levitico che condanna i rapporti tra persone dello stesso sesso e accende le polemiche. Contro il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato – passato al partito di Giorgia Meloni un anno fa, tradendo una fedeltà a Silvio Berlusconi lunga 25 anni – si scaglia tutto il fronte delle opposizioni. Da Azione al M5s passando per il Pd e i Verdi, fino all’Arcigay. Lui si smarca dicendo che ha riportato un passaggio della Bibbia («Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole», si legge nel versetto 18.22) ma di essersi sempre battuto per la libertà sessuale. Difesa inutile, per il centrosinistra che sposta gli strali sulla premier chiedendo che si dissoci o dica se quella di Malan è anche la posizione del governo. Il senatore finisce quasi per caso nella ‘trappolà delle polemiche. Ospite di ‘Un giorno da pecorà, cede alle domande sul perché della sua fuga da FI e cita, come esempio, la posizione del governo Draghi sul disegno di legge Zan. «Io sono contrario», ribadisce confermando la dura battaglia sostenuta al Senato. Un ‘nò che stride con la Chiesa valdese di cui Malan fa parte. «Vero» risponde il capogruppo ma osserva: «noi non abbiamo dovere di obbedienza, la Chiesa valdese è fondata sulla Bibbia e non sulla gerarchia». Incalzato, ricorda le parole della Bibbia che sono nel Vecchio e nel Nuovo testamento ed è il patatrac. Durissimo Carlo Calenda che twitta contro le parole «indegne e sintomo di una profonda ignoranza». Il leader di Azione contesta che «se le nostre regole derivassero dal Vecchio testamento, non saremmo molto diversi dai talebani».

La mette quasi sul personale Mara Carfagna: «Grazie Malan per aver spiegato perfettamente perché sono in Azione e non più con voi», è il messaggio caustico della presidente di Azione ed ex storica esponente azzurra. Dal Pd è Alessandro Zan, padre della legge contro l’omofobia, a chiamare in causa la presidente del Consiglio: «Questa è anche la posizione di Giorgia Meloni e del primo partito di governo?». Si accoda la presidente dei senatori Dem, Simona Malpezzi che tuona: «Si può essere contrari alle unioni civili ma definire l’omosessualità un abominio perché lo dice la Bibbia (che lascerei fuori dal dibattito politico) è davvero grave». All’attacco pure i 5 Stelle: «Come fa Malan a non rendersi conto che accostare l’omosessualità alla parola ‘abominiò è davvero sconcertante?», chiede la capogruppo Barbara Floridia. Dichiarazioni che sono la prova di «una destra reazionaria e illiberale», denuncia il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova. La presidente di Arcigay, Natascia Maesi punta il dito contro le parole «gravi» del senatore, che «brandisce testi sacri per promuovere l’odio contro le persone omosessuali».

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