Appalti pubblici fermi, migliaia e migliaia di posti di lavoro persi, mercato delle costruzioni bloccato, sommerso e illegalita’ dilaganti. E’ questo il desolante quadro del settore dell’edilizia e delle costruzioni nel Mezzogiorno, come denuncia la Fillea Cgil, il sindacato degli edili di Corso d’Italia, che chiede investimenti e risorse per il Sud del Paese. “In Campania abbiamo perso, nel biennio che va dal 2009 al 31 dicembre 2010 -spiega a LABITALIA Giovanni Sannino, segretario generale della Fillea Cgil della regione, citando i dati delle Casse edili- 16.300 lavoratori, con un decremento del 18,90% della forza lavoro in edilizia e costruzioni. Una tendenza che e’ confermata dai dati semestrali gennaio-giugno di quest’anno. Non c’e’ un cambio di passo, lavoratori escono dalla cassa edile e non vengono sostituiti da altri”. Una crisi che, in un territorio martoriato dalla camorra come la Campania, va a tutto vantaggio dell’illegalita’. “Questa condizione di difficolta’ -rimarca Sannino- ovviamente cammina di pari passo con l’aumento dell’abusivismo, del lavoro nero, del caporalato, in particolare nella provincia di Napoli e di Caserta”.

Numeri e difficolta’, quelli dell’edilizia in Campania, che secondo la Fillea Cgil meriterebbero ben altri interventi. “Noi chiediamo -spiega Sannino- un piano straordinario che sblocchi le opere che sono ferme e che potrebbero ripartire in un breve giro di tempo, come quelle per il centro storico di Napoli, il completamento del centro direzionale sempre a Napoli, il porto di Salerno. Noi chiediamo -rimarca ancora l’esponente della Fillea alla regione in particolare di sbloccare una serie di opere piccole e medie che possano cosi’ dare una sterzata positiva al nostro settore”. Altrimenti, sottolinea “non c’e’ inversione di tendenza, ne’ nell’immediato, ne’ all’orizzonte, anche perche’ il piano casa approvato dalla Regione Campania non ha prodotto nessun risultato dal punto di vista progettuale”. E anche per lo Stato centrale le richieste non mancano. “E’ necessario intervenire in qualche modo -spiega il dirigente sindacale- sul Patto di stabilita’ in modo tale che comuni ed altri enti che hanno qualche soldo in tasca possano spenderlo per realizzare opere gia’ in programma, ma mai portate a compimento”.

E se in Campania e’ crisi, scendendo piu’ giu’, in Sicilia le cose non vanno certo meglio, con un un quarto degli addetti in edilizia e nelle costruzioni ‘svanito’ tra il 2009 e il 2011. “Nei primi otto mesi del 2011 -spiega a LABITALIA Franco Tarantino, segretario generale della Fillea Cgil Sicilia- abbiamo avuto una conferma dell’andamento negativo riscontrato nel settore negli ultimi due anni. Sono scese del 15% le ore lavorate, e nell’ultimo biennio nel settore delle costruzioni si sono persi 35.000 posti di lavoro sui 150.000 totali”. Dati che fanno tremare l’economia regionale, se non ci sara’ subito una ripresa delle attivita’ nel settore. “Il Cipe ha deliberato fondi per complessivi un miliardo e duecento milioni nell’Isola -spiega Tarantino- per la realizzazione di diverse opere pubbliche dal raddoppio della linea ferroviaria Palermo-Catania al riammodernamento dell’Agrigento-Catania. Ma queste risorse non avranno effetti subito, perche’ e’ necessario prima redigere i progetti esecutivi delle opere, ottenere le relative autorizzazioni dagli enti locali. Tutte operazioni -continua il sindacalista- che richiedono mesi per essere realizzate, si arriva almeno gli inizi del 2012, e quindi per questi motivi credo che nel 2011 non ci sara’ alcuna inversione di tendenza per il settore”. Le cose non vanno meglio spostandosi dagli appalti pubblici al mercato privato delle costruzioni. “Risente della crisi dell’economia nazionale -spiega Tarantino- un mercato bloccato tanto che a risentirne sono le stesse agenzie immobiliari che sempre piu’ spesso nella regione sono in sofferenza”.

In una condizione di questi tipo, con poca liquidita’ in giro, e’ il ‘nero’ a farla da padrone. “Il sommerso -spiega Tarantino- si allarga sempre di piu’, e, specie in questa condizione di crisi, quando si prospettano delle possibilita’ occupazionali l’imprenditore le affronta cercando di abbassare il piu’ possibile il costo del lavoro e lo fa appunto prendendo i lavoratori in nero. E infatti le cifre che da’ l’Istat sul lavoro sommerso nelle regioni meridionali, e cioe’ del 28%, secondo me sono sottostimate, solo il Sicilia il sommerso si e’ piu’ che raddoppiato, e’ arrivato al 40%, favorito dall’assenza totale di controlli”. Cosi’, conclude Tarantino, “e’ necessario il 6 settembre lo sciopero generale della Cgil perche’ questa manovra non prevede nulla per il settore delle costruzioni, mentre invece servirebbero investimenti per creare nuovo lavoro e anche per modernizzare le infrastrutture del Paese”.

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