Tutto da rifare. Dopo l’assoluzione in Appello “perché il fatto non sussiste” (in primo grado fu condannato a 10 anni) la prima sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di secondo grado che assolveva Enrico Fabozzi da ogni accusa, tra cui quella di concorso esterno in associazione mafiosa. Per l’ex consigliere regionale, difeso dall’avvocato Mario Griffo, il calvario giudiziario prosegue. Eppure nella sentenza di secondo grado il giudice sottolineava l’inaffidabilità delle accuse mosse da alcuni collaboratori di giustizia. Assieme a Fabozzi furono assolti anche Nicola Caiazzo e i fratelli Mastrominico, gli imprenditori che si aggiudicarono un appalto a Villa Literno ai tempi in cui Fabozzi era sindaco. I giudici dell’Appello smontarono l’impianto accusatorio e le ricostruzioni dei pentiti furono ritenute non riscontrate o smentite dalla documentazione prodotta dai difensori. Ora si comincia daccapo. E viene da chiedersi quanto tempo deve attendere una persona per avere giustizia? Undici anni non bastano?

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