È finita in un’abitazione di Giugliano in Campania la fuga del ras Salvatore Lazzaro, esponente apicale della mala del rione Traiano. Conosciuto con l’alias di Lulù, il 28enne si era reso irreperibile dal 13 settembre scorso, giorno della sua scarcerazione, quando su, disposizione dell’autorità giudiziaria, era stato emesso nei suoi confronti un nuovo mandato di cattura per i reati di violenza e minaccia, lesioni personali aggravate, commessi nel 2013, e porto e detenzione illegale di armi e furto, questi ultimi risalenti al 2016 e tutti commessi con l’aggravante delle finalità mafiose. A mettergli le manette ai polsi, al termine di una complessa attività investigativa, sono stati i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli. I militari, che sin dal momento in cui Lazzaro aveva fatto perdere le sue tracce avevano avviato le ricerche, tassello dopo tassello, sono riusciti a ricostruire le tappe della fuga fino ad individuare, in un’anonima abitazione di campagna l’ultimo nascondiglio del ras. Una volta avuta la certezza che Lulù si trovava all’interno dell’abitazione è scattato il blitz. I carabinieri prima hanno circondato lo stabile in modo da stroncare sul nascere qualsiasi tentativo di fuga, poi, vi hanno fatto irruzione. Un’azione fulminea che non ha lasciato scampo a Lazzaro, trovato in compagnia della moglie, una trentenne del rione Traiano, senza precedenti penali ma legati da vincoli di parentela alla famiglia Ivone, altro storico sodalizio della periferia occidentale, da anni, implicato in affari di droga. La coppia, una volta resasi conto di essere stata circondata dai carabinieri, avrebbe tentato, inutilmente, di disfarsi di oltre un etto di cocaina, gettandolo nel water. La droga, per un peso complessivo di 108 grammi, è stata, però, recuperata dai militari così come alcuni grammi di hashish trovati all’interno del nascondiglio insieme alla somma di 4.000 euro.

Le sorprese non sono finite qui. Durante i controlli, infatti, è spuntata anche una pistola semiautomatica calibro 9×21 con matricola abrasa e corredata da 50 proiettili. L’arma, verosimilmente, sarebbe stata nella disponibilità del boss che, forse, temeva di essere nel mirino di qualche cosca avversaria. Sia Lazzaro sia la moglie, quindi, sono stati ammanettati. La donna, accusata di detenzione ai fini di spaccio, è stata sottoposta agli arresti domiciliari. Il ras, per cui è stata mossa la stessa accusa di cui dovrà rispondere alle autorità competenti, è stato, invece, trasferito in carcere dove dovrà scontare una pena di cinque anni e tre mesi di reclusione. Da controlli eseguiti a terminale si è scoperto che i due coniugi percepivano, indebitamente, il reddito di cittadinanza.

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