Aggressione nel pronto soccorso dell’ospedale Cotugno diretto da Nicola Maturo. È successo ieri mattina, poco dopo mezzogiorno, quando il parente di un paziente affetto da Covid-19 si è scagliato con violenza contro una dottoressa colpevole solo di non aver risposto immediatamente alle sue richieste circa le condizioni di salute del familiare. Da qui le urla, le minacce, gli insulti e un vetro del reparto che finisce in frantumi ferendo anche piuttosto gravemente il medico. La sua responsabilità? Chiedere all’uomo di allontanarsi dal pronto soccorso e attendere con pazienza il proprio turno all’esterno dell’Emergenza già particolarmente affollata. Paura e confusione tra gli ammalati in attesa di una visita. Temendo il peggio, chi era in condizione di farlo, si è dato alla fuga chiedendo aiuto all’esterno. La dottoressa è stata medicata immediatamente e trasportata dai colleghi in un altro reparto: sotto choc è rimasta ricoverata fino a tarda ora prima che i medici la autorizzassero ad andar via. «Un episodio molto grave, – commenta il direttore sanitario del Cotugno, Pasquale Di Girolamo – l’ennesima assurda aggressione nei confronti di un camice bianco in un momento in cui si sta facendo un lavoro straordinario per cercare di far fronte a un’emergenza senza fine. Così sarà difficile lavorare con la serenità che invece – oggi più che mai – sarebbe assolutamente necessaria». Solidarietà alla dottoressa aggredita da parte di tutti i medici dell’ospedale Cotugno che non nascondono rabbia e amarezza: «Siamo pronti a tutto, non ci tiriamo mai indietro. Sono mesi ormai che lavoriamo senza sosta, stiamo dimostrando serietà e abnegazione. Vorremmo almeno un po’ di rispetto e soprattutto rimanere incolumi. Qualcuno deve proteggerci». Si torna a parlare di sicurezza ogni volta che si verifica un episodio del genere. In tanti chiedono il ripristino dei drappelli di polizia in tutti i presidi sanitari della città aboliti, almeno in buona parte, ormai da qualche anno a causa della riduzione degli organici e dell’impossibilità di sottrarre agenti ai servizi di controllo sul territorio.

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