I comitati civici che si oppongono alle trivellazioni nel territorio del Sannio e dell’Irpinia hanno diffuso una nota in cui esprimono tutto il loro disappunto per i permessi concessi alle società petrolifere di effettuare attività di ricerca nel sottosuolo.
“Apprendiamo dell’incontro avvenuto ieri, lunedì 10 Dicembre,  su invito del responsabile della Direzione generale Governo del territorio della Regione Campania,  Alberto Romeo Gentile, tra i funzionari della Regione e i Sindaci dei comuni interessati dai permessi di ricerca di idrocarburi denominati “Case Capozzi” e “Pietra Spaccata”.
I suddetti permessi comprendono 32 comuni sanniti e 4 irpini (Casalbore, Montecalvo, Ariano Irpino, Melito Irpino). L’incontro è la conseguenza di una nota, redatta dai tecnici del Ministero dello Sviluppo Economico, che chiedeva alla Regione di procedere con gli atti d’intesa riguardanti i permessi di ricerca detenuti dalla società petrolifera Delta Energy Ltd. Presenti i sindaci Michelantonio Panarese (Buonalbergo), Zaccaria Spina (Ginestra degli Schiavoni), Giuseppe Addabbo (Molinara), Domenico Vessichelli (Paduli), Antonio Michele (Pesco Sannita), Nicola De Vizio (San Giorgio la Molara), Raffaele Fabiano (Casalbore). Rappresentati per delega i comuni di Foiano, Pago Veiano, Pietrelcina e San Nicola Manfredi. Da quanto ci è dato sapere, la riunione ha avuto lo scopo di comunicare agli amministratori la volontà di Delta Energy di restringere a 8 comuni l’area interessata dalla prima esplorazione. A nostro parere, tutto ciò è, da un lato, il prodotto incontrovertibile della volontà della società e degli organi di governo di  portare a compimento l’iter del permesso di ricerca, dall’altro un subdolo tentativo di confondere le acque sottacendo le vere intenzioni. Ricordiamo che la legge denominata “Sblocca Italia” emanata dal governo Renzi prevede, con l’art. 38, il titolo concessorio unico che unifica le attività di ricerca e coltivazione. Questo significa che laddove venisse accordata l’attività di ricerca alla suddetta società essa sarebbe immediatamente autorizzata anche all’estrazione, trasporto e stoccaggio di idrocarburi liquidi e gassosi in tutto il perimetro della concessione. Si tratta, in sostanza, di consegnare, per un periodo di tempo indeterminato, il territorio dell’intero permesso di ricerca (e non quindi solo gli 8 comuni interessati dalla prima esplorazione) alle avide multinazionali del petrolio. Le popolazioni di Irpinia e Sannio hanno espresso più volte e con varie forme la propria netta contrarietà allo sfruttamento di questi territori (in ultimo il referendum dell’aprile 2016). In questi anni, i comitati no triv, insieme a tanti soggetti istituzionali, politici e associativi si sono adoperati per lo stop definitivo all’estrazione di idrocarburi, in favore di una transizione energetica democratica e pianificata che rispetti le peculiarità dei territori. L’economia fossile è obsoleta ed inquinante, assolutamente incompatibile con un territorio a vocazione agricola, turistica e naturalistica e già debole per via dell’alto rischio sismico. Per queste ragioni chiediamo ai Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, ai parlamentari irpini e sanniti, ai consiglieri regionali e provinciali di fare chiarezza rispetto all’incontro in questione, di esplicitare la propria posizione rispetto ai procedimenti in corso (compreso “Nusco” che riguarda l’Irpinia e giace nei cassetti del Ministero) e di scongiurare con i fatti e al più presto qualsiasi ipotesi di ricerca petrolifera. Invitiamo i sindaci dei comuni interessati, che pure si sono dichiarati contrari ai progetti di ricerca in questione, di svolgere un’attività di informazione presso la cittadinanza, di non discutere esclusivamente nel chiuso di una stanza e di tradurre la propria contrarietà in atti formali. A questo proposito alleghiamo un’ipotesi di delibera comunale che ha come oggetto il ripristino della precedente versione del comma 3, art 14-quater, della Legge 241/1990 così da ristabilire uno strumento di esercizio e tutela delle prerogative democratiche, a garanzia delle ragioni dei territori, come sancito dalla Corte Costituzionale.
Attendiamo risposte e atti concreti in tempi celeri. In caso contrario siamo pronti a mobilitarci in difesa dei nostri territori”.

 

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