Da domani a domenica torna alle origini la storica festa che apriva l’anno agrario. Per iniziativa di Coldiretti Campania e del Comune di Piedimonte Matese riparte il “Capodanno del Contadino”, che coincide con la festa di San Martino. Rivivrà nella cittadina dell’Alto Casertano la tradizionale fiera, diffusa in tutta Italia e legata all’inizio della nuova annata per gli agricoltori e gli allevatori, che in questa occasione potevano vendere e acquistare capi di bestiame, sementi, attrezzature. Con il tempo la fiera si è allargata al commercio generalista fino a smarrire il legame originario con il mondo agricolo. Nel weekend in piazza Roma dalle 9 alle 22 ci sarà il Coldiretti Farmers Village, lo spazio multifunzionale che ha riscosso un grande successo durante il ponte dei Santi in piazza Dante a Napoli.
Per riallacciare il legame con la tradizione ci sarà la Fattoria degli Animali, realizzata in collaborazione con Aia – Associazione Italiana Allevatori, dove i visitatori potranno trovare esemplari di bovini, bufale, capre, cavalli, asini e animali da cortile. Ampio spazio sarà dedicato al mercato di Campagna Amica, con gli agricoltori della regione in vendita diretta con il cibo a km zero, buono sano e garantito. Sarà allestito uno spazio agriasilo e laboratorio didattico – a cura di Coldiretti Giovani Impresa e Coldiretti Donne Impresa Campania – dove i bambini potranno giocare con i colori della terra, i semi, l’olio extravergine d’oliva, le piante, il ciclo dell’acqua. Il laboratorio dedicato agli assaggi di olio evo sarà curato dall’organizzazione dei produttori olivicoli Aprol Campania. L’area didattica sarà completata dal melaio, una riproduzione realistica in paglia di circa 20 metri della struttura utilizzata dai frutticoltori per l’arrossamento a terra della mela annurca. Sempre per i più piccoli ci sarà il Teatro dei Burattini del maestro Giò Ferraiolo, con lo spettacolo “Pulcinella custode dei sapori”. Coldiretti metterà a disposizione degli studenti dell’Istituto Alberghiero i prodotti di eccellenza che saranno cucinati per la cerimonia inaugurale. Nell’aera workshop, oltre ai momenti di confronto sulla nuova agricoltura a cura di Coldiretti Giovani Impresa, ci sarà la presentazione del libro di Ranieri Gaetani d’Aragona dal titolo “C’era una volta il Torano”, una ricerca storica sul valore dei corsi d’acqua nello sviluppo economico del territorio. Le serate saranno allietate anche dalle musiche popolari, in collaborazione con la Pro Loco, con la partecipazione dei gruppi folk “la Basulata” di Baia e Latina e la Tarantella di Montemarano.
“Abbiamo immaginato un percorso di eccellenze – spiega Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – che restituisca ai giovani il senso di una tradizione di grande valore, non solo per l’agricoltura. La Fiera di San Martino era un’occasione di confronto, un momento di sintesi di una comunità che ruotava intorno all’economia agricola. I cambiamenti e i vincoli burocratici hanno finito per farla scomparire o per trasformarla in un evento diverso. Crediamo che l’inversione di tendenza in agricoltura, con un forte ritorno dei giovani e con il nuovo ruolo che la produzione del cibo ha acquisito nella società, abbia bisogno di essere accompagnata dal recupero delle tradizioni, anche se con un approccio nuovo e moderno”.
La Fiera di San Martino cade in occasione della festa del Santo, l’11 novembre. San Martino, vescovo di Tours nel IV secolo, è uno dei santi più celebri fin dal Medioevo perché a lui sono connessi tanti detti, proverbi, riti, usanze e tradizioni gastronomiche in molti luoghi dell’Europa. La leggenda vuole che il santo in una notte d’inverno incontrò un povero viandante che soffriva il freddo, e non avendo denaro da dargli, tagliò a metà il proprio mantello affinché il mendicante avesse qualcosa con cui coprirsi. San Martino divenne ancora più popolare per la collocazione della sua festa nel calendario che coincideva con la fine delle celebrazioni del Capodanno dei Celti, il “Samuin”, che cadeva proprio nei primi dieci giorni di novembre. Quella festa pagana era ancora viva nell’VIII secolo e siccome Martino fu fin dal primo medioevo il santo più popolare d’Occidente, la Chiesa pensò bene di cristianizzare i festeggiamenti celtici trasferendo molte delle sue usanze nella festività del celebre vescovo di Tours. Perciò la festa di San Martino divenne in gran parte dell’Europa una sorta di capodanno. Ma in questi giorni si fa festa anche con il vino novello, da cui il detto “per San Martino ogni mosto è vino”. La tradizione popolare definisce la ricorrenza di San Martino come la “festa dei cornuti”, definizione originata con ogni probabilità proprio alla fiera, che aveva tra i protagonisti principali gli animali con le corna, ma poi traslata ai tradimenti coniugali.

 

 

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