«Certi titoli vanno conquistati sul campo: almeno nel calcio lasciate che il capoluogo provinciale sia Aversa». Il vicesindaco di Aversa, Nicola De Chiara, uno dei cento soci sostenitori della società, è determinato a difenderne l’aversanità.

«Non credo ci siano presupposti per una fusione — commenta — e auspico che non ci sia. Credo di interpretare anche il pensiero del sindaco e dell’amministrazione. Di questa possibilità ho saputo dai giornali. A un incontro allo stadio Bisceglia di venti giorni fa i dirigenti hanno parlato di tutt’altro e ho letto che in ogni caso terranno conto delle cittadinanze interessate». «Il progetto — riprende De Chiara — è legato alla città, se si posta a Caserta significherebbe aver lavorato per gli altri. A parti inverse, i casertani non si sarebbero mai presentati a una riunione col nostro sindaco. Il nostro stadio va bene per la C2. Forse la fusione prevede che sia Aversa il capoluogo». L’assessore allo Sport, Romilda Balivo, gli fa eco: «L’Aversa Normanna ci ha dato onore e lustro — commenta — come amministratrice farò in modo che rimanga qui perché qui è nata. La dirigenza non ci ha comunicato nulla» . E mentre un altro socio sostenitore, l’ingegnere Romualdo Guida, ha chiesto al sindaco in una lettera di sostenere la creazione di un circolo esclusivo dei tifosi della squadra, la Curva Nord granata esclude sia la fusione che la possibilità di una squadra di Terra di Lavoro. «Speriamo e vogliamo — scrivono — che finisca una volta per tutte l’era Spezzaferri/Cecere e con loro l’era Aversa Normanna. Noi, veri tifosi aversani, amiamo la maglia granata. Preferiamo correre il rischio di scomparire e ricominciare da zero».

 

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