Ci sono storie che lasciano un raccapricciante senso di incredulità. Si fa davvero tanta fatica a credere che la crudeltà umana possa raggiungere certi livelli. E soprattutto vien da chiedersi come certi mostri possano continuare a vivere come se niente fosse. Qualche giorno fa, non oggi (quindi giornalisticamente parlando lasciamo da parte, almeno per un momento, il quando, e ci concentriamo sul come) il Pronto soccorso dell’ospedale Santobono è stato intitolato a Sergio De Simone. Si tratta di un bambino di 7 anni nato a Napoli, Vomero, il 29 novembre del 1937. Unitamente ad altri 19 bambini, Sergio era l’unico italiano, il 29 novembre 1944, esattamente il giorno del suo compleanno, venne condotto nel campo di concentramento di Neuengamme, Amburgo. Qui i piccoli per alcuni giorni vissero sereni. Ma solo perché per il terribile esperimento al quale stavano per essere sottoposti questa doveva essere lo stato d’animo di partenza. Poi, nel gennaio del nuovo anno, il dottor Kurt Hiessmeyer, medico, si fa per dire, ma soprattutto criminale nazista, diede il via alla inoculazione di bacilli della tubercolosi nel sangue dei bambini. Poi qualche mese dopo ai piccoli, sofferenti e con la febbre alta, vennero asportati i linfonodi che secondo il criminale avrebbero dovuto contenere anticorpi. Ci restano foto dei bambini rasati a zero, a torso nudo, con il braccio sotto il quale c’è l’incisione. Inutile dire che nessun anticorpo era contenuto nei linfonodi. Cosa fare quindi di quei poveri ragazzini? Da Berlino giunse l’ordine di far sparire ogni traccia. Gli uomini ai quali erano stati affidati, anche loro prigionieri, i medici francesi deportati, René Quenouille e Gabriel Florence, e i due infermieri olandesi, Anton Holzel e Dirk Deutekom, cercarono di proteggerli con tutte le loro forze e vennero uccisi per primi. Poi toccò ai piccoli: prima una dose di morfina, poi l’impiccagione, quindi, cremati. Di seguito la motivazione, sottoscritta dal direttore generale del Santobono Rodolfo Conenna, con cui è stato deciso di intitolare il Pronto Soccorso a Sergio: “Il piccolo Sergio De Simone, deportato ad Auschwitz, fu sottoposto a pratiche disumane, grottescamente spacciate per esperimenti scientifici, a causa delle quali perse la vita. Per la nostra Azienda è un onore ed un dovere continuare a tenerne viva la memoria, intitolando a Sergio de Simone il Pronto Soccorso dell’Ospedale Santobono. In un luogo in cui si offre a tutti i bambini, indipendentemente dalle loro condizioni e credo, aiuto e cura, assume maggiore valore simbolico ricordare coloro cui ciò venne negato e per i quali la più umana delle pratiche, la cura dei piccoli, fu tramutata in orrore e tortura. L’assistenza e la ricerca siano sempre fonte di speranza e di amore, antitesi dell’odio e della discriminazione”. I due volti dell’umanità. Da una parte i carnefici, dall’altra gli uomini del Santobono che a Sergio hanno deciso di rendere omaggio. Ogni giorno, con il comportamento, con le scelte, ognuno di noi decide da che parte stare. E allora: carnefici nazisti o gli uomini del Santobono? (Luigi Russo)

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