Diceva Agatha Christie: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Nell’articolo-denuncia che pubblichiamo, oltre che per dovere di cronaca anche per senso civico, la frase della mitica giallista britannica può essere mutuata così: “Una voce non fa testo, dieci voci fanno sorgere il sospetto, cento voci destano allarme”. Se poi le voci sono mille sarebbe il caso che le autorità competenti accendessero tutti i riflettori possibili per far venire alla luce il vergognoso fenomeno del voto di scambio. Il tam-tam è ininterrotto e si diffonde da città a città. Alcuni candidati alle regionali della Campania, nella circoscrizione di Caserta, stanno sborsando centinaia di migliaia di euro in cambio di consensi. Il doping elettorale è praticato (abbiamo avuto decine di segnalazioni e lamentele) in particolare nell’Agro aversano da parte di giovanissimi aspiranti consiglieri regionali. Il centro di smistamento dei soldi è stato allestito nei Comuni a ridosso di Aversa e dell’area casalese. Nel triangolo San Marcellino-Villa di Briano-Casaluce. Valigette di soldi che i parenti stretti di giovani candidati/e fanno viaggiare in tutti i 19 paesi dell’Agro aversano per vincere ad ogni costo alle regionali.

Paparini premurosi che nelle città medio-grandi hanno “investito” 50mila euro per i propri amati figlioli/e. Con un impiego di risorse che tocca quota un milione di euro perché si estende molti Comuni della provincia di Caserta. Del resto le centinaia di voci (per Agatha Christie sarebbero prove inconfutabili) sul ricorso al voto di scambio da parte di alcuni candidati trovano riscontro nei costi visibili a tutti che alcuni di loro hanno sostenuto. Se ci limitiamo solo ai comitati elettorali spuntati in ogni dove e alle migliaia di manifesti affissi (abusivamente) pure sulle facciate delle scuole è matematico lo sforamento del tetto di spesa per ogni singolo candidato che ammonta a 44.428,06 euro. Nella migliore delle ipotesi il costo medio di un comitato elettorale (fitto, acqua, corrente e personale) è di mille euro al mese. I candidati/e figli di papà hanno aperto in tutti i comuni dell’Agro almeno un comitato per un costo che sfiora all’ingrosso i 20mila euro. E quanto hanno sborsato i genitori per i manifesti elettorali, per gli spazi di affissione, per gli attacchini? Poi ci sono gli importi riguardanti le campagne social e sugli organi di informazione. A quanto ammontano gli importi? E soprattutto dove sono le fatture? Come verranno rendicontate queste spese? Un blitz della Guardia di Finanza a macchia di leopardo non sarebbe male. A rendere il boccone ancora più amaro, ma questo è un altro discorso, è l’inciviltà politica di giovani alla loro prima esperienza da candidati, che non si vergognano di aggirare le norme, ad esempio sui manifesti 6×3 vietati in campagna elettorale, utilizzando uno stratagemma così pacchiano da essere offensivo più per loro che per i cittadini.

La medaglia d’oro spetta di diritto alla 23enne Caterina Sagliano, candidata nella lista Noi Campani (a proposito, egregio onorevole Luigi Bosco non l’ha notato?). La sua trovata è davvero ributtante: sui mega manifesti si legge a lettere cubitali Sagliano e la data 2020, poi si intravede un piccolo tir su cui c’è scritto trasporti. Il riferimento è alla ditta del padre. Ma anche i pali dei cartelloni hanno compreso che si tratta di una pubblicità “occulta” alla candidata. Eppure al primo incontro ci è sembrata una ragazza con una mentalità nuova. Ha ingannato anche noi. Ci era stata presentata da Bosco per fare pubblicità elettorale sul nostro portale. Stavamo abboccando, ve lo confessiamo, ma poi i suoi manifesti “selvaggi” e “ingannevoli” hanno fatto suonare il campanello d’allarme. Abbiamo desistito. Menomale.

Tornando al doping elettorale ci stringe il cuore pensare che l’Agro aversano, per colpa di uomini senza qualità, sia costretto a rivivere, per fortuna solo in parte, gli anni più bui di una politica locale impregnata di squallore. Negli ultimi tempi c’è stata una rinascita. Lenta. Ma qualcosa si è mosso. I partiti storici hanno avviato l’iter per la bonifica interna. Le nuove sigle invece sono come taxi per raggiungere a suon di quattrini l’edificio F13 del Centro direzionale di Napoli, sede del consiglio regionale.

Chi compra e chi si vende faccia molta attenzione. L’articolo 416-ter del codice penale prevede che “chiunque accetti la promessa di procurare voti in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da 4 a 10 anni”. Di fronte a una competizione palesemente truccata auspichiamo che intervenga la magistratura, ma riponiamo la nostra speranza innanzitutto negli elettori: non ha prezzo il diritto costituzionale di scegliervi liberamente i vostri rappresentanti istituzionali. Cacciate a calci questi farabutti. Sputategli in faccia. È quello che si meritano. Se pure volessero ricoprirvi d’oro toglietevi lo sfizio di scaricargli addosso montagne di sterco. Immaginate la soddisfazione.

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