Il voto del Parlamento, che ha respinto la richiesta di arresto nei confronti di Nicola Cosentino, non viene vissuto come una sconfessione del loro lavoro dai magistrati della procura di Napoli titolari dell’inchiesta sul clan dei Casalesi nella quale e’ coinvolto il deputato e coordinatore campano del Pdl.

Per gli inquirenti infatti l’impianto accusatorio appare solido, visto che la sussistenza dei reati contestati a Cosentino e’ stata riconosciuta sia dal gip che ha emesso l’ordinanza di custodia sia dal Tribunale del riesame che l’ha confermata. ”Sono soddisfatto che il mio lavoro sia stato gia’ giudicato positivamente dai giudici. Le decisioni del Parlamento attengono poi alla mera esecuzione della misura cautelare. A me interessa che il mio lavoro venga esaminato dai giudici e quando questi lo valutano positivamente significa che io ho lavorato bene, questa e’ la mia unica soddisfazione”, spiega il pm della Dda Antonello Ardituro, uno dei sostituti che ha condotto l’inchiesta approdata al’emissione di 50 provvedimenti di arresto, tra cui quello nei confronti dell’ex sottosegretario all’Economia. Nessuna polemica comunque per l’esito del voto di Montecitorio. ”Sulla decisione del Parlamento non esprimiamo alcuna valutazione e alcun commento. Rispettiamo il Parlamento come tutti i cittadini devono fare’, dice il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha condotto le principali indagini sul clan dei Casalesi. L’ordinanza del gip confermata dal Riesame, sulla cui richiesta di esecuzione si e’ pronunciata oggi la Camera, riguarda un centro commerciale fantasma destinato, secondo i magistrati, a procurare voti al sindaco e a riciclare il denaro del clan. Nella vicenda Cosentino avrebbe avuto un ruolo di rilievo: si adopero’ infatti per il finanziamento dell’operazione, ottenendo da una banca un finanziamento di oltre cinque milioni di euro poi parzialmente bloccato essendo venuto alla luce che era stato accordato grazie a una falsa fidejussione. Per i giudici l’intera operazione rappresenta ”un esempio da manuale di riciclaggio” nonche’ ”un tentativo di costruire un contenitore apparentemente ‘pulito’ dove poter impiegare capitali mafiosi”. Cosentino e’ attualmente sotto processo davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere anche per un altro procedimento sempre relativo ai presunti rapporti con i Casalesi. Da marzo si sta celebrando il processo che lo vede accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Anche per questa vicenda giudiziaria fu emessa una ordinanza di custodia in carcere, confermata da Riesame e Cassazione, analogamente respinta dalla Camera.Cosentino avrebbe avuto rapporti organici con la cosca, prima con la fazione dei Bidognetti poi con quella degli Schiavone, che avrebbe favorito la carriera politica di Cosentino attraverso il decisivo sostegno elettorale nell’area casertana. Accuse sempre respinte con fermezza dal parlamentare che sollecito’ e ottenne il rinvio a giudizio con rito immediato.

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