Una famiglia di Orta di Atella è rientrata ieri in tarda serata da un viaggio a Venezia, capoluogo del Veneto, regione in cui è scoppiato il secondo maggiore focolaio di Coronavirus in Italia. La prima anomalia si è registrata appena la famiglia è scesa dall’aereo che li ha riportati a Napoli: nessun controllo. La Protezione Civile monitorava solo un altro velivolo partito da Milano. Preoccupata, non per loro ma per la possibilità di diventare vettori del virus, la famiglia chiede come mai loro non fossero stati controllati: “voi state meglio di noi”, gli avrebbero dato come motivazione i volontari della Protezione Civile. Da qui il ritorno a casa sgomenti per il basso livello di attenzione. Ma la famiglia, pur non presentando sintomi, si attiva per cercare di essere controllata perché preoccupata che potrebbe diventare veicolo del virus nella città del Casertano. Partono le chiamate al 1500. Ma senza successo: è cosa nota che da qualche giorno il numero dedicato da chiamare per informazioni e assistenza sia intasato. Allora ripiegano sul 118, ma anche questo si rivela un buco nell’acqua: nessuna risposta. La famiglia resta barricata in casa per avere la sicurezza di non creare problemi alla collettività. Non si reca nemmeno dai parenti per una visita dopo il ritorno dal viaggio. Chiamano il loro medico curante e questi non sa dare loro alcuna indicazione. In ultimo chiamano anche la polizia municipale di Orta di Atella e qui arriva la parte più incredibile: i vigili ortesi rispondono di non avere alcuna disposizione in merito. Insomma, siamo alle solite: in moltissime altre città gli agenti di polizia locale hanno immediatamente accolto le richieste delle persone che si sono premurate di informare le autorità, relazionando e trasferendo i dati alle Asl e Prefettura, mentre a Orta no. Come spesso accade, le regole in vigore in tutta Italia non valgono per la “repubblica” di Orta di Atella. E intanto la famiglia resta senza assistenza per ‘colpa’ del senso di responsabilità dimostrato.

Luigi Viglione

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