CASERTA – I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli stanno coordinando un’operazione di polizia con arresti e denuncia nei confronti di persone indagate per detenzione di armi tra la Campania e la Sicilia. Si tratta di una costola di un’inchiesta che abbraccia il periodo tra il 2007 e il 2010

relativa a un’alleanza tra Cosa nostra e camorra Casertana per il controllo della filiera ortofrutticola su tutto il territorio siciliano, da Trapani a Siracusa. Nello specifico, tra il potente clan dei Casalesi e la cosca isolana degli Ercolano-Santapaola. Destinatario della misura, anche il fratello del boss ergastolano Toto’ Riina, Gaetano. L’indagine madre verte intorno gli affari della ditta La Paganese Trasporti con sede a San Marcellino, nel Casertano, il cui titolare, Costantino Pagano, e’ stato arrestato lo scorso anno. Proprio in uno dei loro camion per i trasporti della frutta venne trovato un bazooka da guerra in dotazione al clan dei Casalesi. Sono 9 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del tribunale di Napoli ed eseguite nei confronti di appartenenti a diverse organizzazioni di tipo mafioso operanti in Campania e Sicilia, colpendo anche persone di elevato spessore criminale con ruolo di vertice nel clan dei Casalesi nel casertano, dei Mallardo in provincia di Napoli e di Cosa Nostra in Sicilia. Le indagini svelano l’ esistenza di un accordo da cui mafia e clan traevano vantaggio: per i casalesi e i loro alleati partenopei la gestione monopolistica attraverso la ditta “La Paganese” di tutti i trasporti dei prodotti ortofrutticoli da e per il centro Sud relativamente ai mercati siciliani di Palermo, Trapani, Catania, in parte anche Gela e Fondi; e per i siciliani, almeno di quelli che avevano un interesse diretto nel settore della vendita e distribuzione dell’ortofrutta, come gli Sfraga, il libero accesso e vendita di loro prodotti nei mercati della Campania e del Lazio cancellando la concorrenza. Alla base dell’accordo c’e’ stato un incontro a Reggio Calabria tra Antonio Sfraga, suo figlio Giovanbattista, Gaetano Riina e Antonio Venanzio Tripodo, figlio di “Don Mico”, ai vertici della ‘ndrangheta, testimone di nozze proprio di Salvatore Riina. Un incontro voluto dagli Sfranga e teso a spianare la strada alla famiglia siciliana nel mercato di Fondi, il cui accesso era controllato proprio da Tripodo, referente mafioso e ‘regolatore’ del commercio presso il mercato di ortofrutticolo di Fondi. Le indagini che hanno portato alla scoperta che l’alleanza prevedeva anche un traffico di armi, nell’ambito del quale sono stati compiuti i 9 arresti, si sono avvalse anche di videoriprese nel piazzale della ditta casertana, con un ripetersi di scene di uomini che trasportavano pistole, bombe, fucili e casse di kalashnicov trascinate per terra in piena notte per nasconderle nelle intercapedini dei tir diretti nei mercati ortofrutticoli siciliani. Dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia emerge, inoltre, una sinergia tra criminalita’ organizzata fondata su reciproci interessi economici che influenza l’economia del settore e i prezzi dei singoli prodotti. Oltre a Gaetano Riina, coinvolti nell’inchiesta Nicola Schiavone e Carlo Del Vecchio, per la parte casertana, e della camorra napoletana Francesco Napolitano, intervenute anche in prima persona per garantire gli equilibri e per affermare posizioni dominanti.

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