Le onde del mare hanno iniziato a sferzare Napoli ben prima dell’alba. Sempre più intense, sempre più alte col passare dei minuti e il rinforzarsi del vento. Quando la luce s’è fatta spazio tra le nuvole, ha mostrato, al centro di Via Partenope, i primi segni dell’aggressione dei marosi. Una piccola porzione d’asfalto sollevata come fosse burro e, tutt’intorno, il resto della strada attraversato da una pericolosa griglia di spaccature collegate fra loro, ma ancora incollate al suolo. Danni non gravi, di dimensioni ridotte, eppure in grado di far scattare immediatamente l’allarme. Sul posto è stata subito inviata un’auto della polizia municipale che è rimasta a presidio della preoccupante buca fino all’arrivo della Protezione Civile che s’è presentata rapidamente. In tempi strettissimi è giunta sul posto anche una squadra di operai del Comune che, dopo il sopralluogo dei tecnici della Protezione Civile, ha recintato l’area con la plastica rossa che indica il pericolo. La strada, pedonale ma aperta al traffico delle auto delle forze dell’ordine e ai furgoni dei fornitori dei locali, non è stata vietata al traffico. I tecnici hanno ritenuto che quella piccola spaccatura non potesse nascondere ulteriori e più gravi problemi al di sotto dell’asfalto. Eppure dinanzi a quel luogo si sono fermati in tanti per chiedere come mai non è stato fatto nulla per proteggere il lungomare, nemmeno dopo i drammatici eventi della notte del 28 dicembre 2020. In quella drammatica notte di due anni fa, la mareggiata fu molto più potente e distruttiva: il mare riuscì ad abbattere i muretti del lungomare, a scavare sotto i marciapiedi. L’acqua arrivò con forza dentro i ristoranti di via Partenope portando allagamenti e distruzione. Dopo quella triste notte si disse che c’erano provvedimenti da prendere, protezioni da sistemare anche sui fondali per rendere meno violento il mare nella sua corsa verso la costa. Dopo le parole di quella triste notte non è stato fatto quasi nulla. Solo all’altezza dell’Arco Borbonico, che crollò pochi giorni dopo per via delle conseguenze della mareggiata, è stata sistemata una protezione di scogli non affioranti. Ironia della sorte, quella protezione ieri non ha avuto alcuna utilità perché l’Arco Borbonico non è stato ancora ricostruito e la tempistica della ristrutturazione prevede almeno un altro anno fra progetti esecutivi e lavori materiali.

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