Una mamma accusa: “Mia figlia, affetta dalla sindrome di down, legata dopo il ricovero. Porta ancora i segni”. Dal Cardarelli replicano: “Tutto nella norma, nessuno è stato legato”. Ma andiamo con ordine. “Come è possibile che dopo quasi un anno dallo scoppio della pandemia e della scoperta del coronavirus, ci sia ancora del personale sanitario non in grado di gestire pazienti effetti da simili patologie, il coronavirus colpisce principalmente anziani e persone diversamente abili”. E’ l’amaro sfogo di Rosanna, mamma di Eliana da Caserta, portata al Cardarelli di Napoli, la sera di martedì scorso a causa di problemi di deglutizione. Necessaria una tac che però non è stato possibile fare e così, Eliana viene dimessa e a bordo di una ambulanza, unitamente alla madre, viene trasferita in una clinica di Santa Maria Capua Vetere. La mamma si accorge di qualcosa che non va: sulle braccia di sua figlia ci sono abrasioni, lividi enormi e segni che, a detta della mamma, sarebbero compatibili con l’utilizzo di corde , dorse utilizzate per immobilizzarla al letto. 

    Sulla vicenda i vertici del Cardarelli non sono rimasti con le mani in mano, ed hanno dato il via ad un’indagine interna disposta dal direttore sanitario Giuseppe Russo. Medici ed infermieri ascoltati, negano, i segni potrebbero essere riconducibili a lacci utilizzati per i prelievi. “La Tac – fanno sapere dal Cardarelli – non è stata eseguita poiché non era disponibile l’anestesista – e per questo ce ne scusiamo”.

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