Il ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli cestina, come richiesto dal presidente della Campania Vincenzo De Luca, la sua bozza di disegno di legge per l’autonomia differenziata e avanza un’altra proposta, quella presentata proprio dal governatore nel 2019, in una lettera alla ministra dell’epoca, Erika Stefani, nella quale si chiedeva di avviare l’autonomia differenziata proprio per la Campania. «Adesso non sono più solo tre Regioni del Nord a chiedere l’autonomia», aveva detto De Luca con riferimento a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. «C’è stata una proposta di De Luca che è molto più avanti rispetto a qualsiasi mia proposta», ha detto sornione Calderoli in un incontro della Lega a Treviglio, in provincia di Bergamo: «Ho studiato le carte di tutte le Regioni – ha aggiunto – e ho visto che alcune sono più avanti di me, soprattutto del Mezzogiorno, quindi intendo usare il metodo richiesto da loro come proposta a livello nazionale». Il ministro lombardo si riferisce alla proposta della Campania consegnata al governo Conte il 10 luglio 2019, a meno di un mese dalla crisi aperta in spiaggia dal vicepremier Matteo Salvini. La Campania chiedeva sette materie: valutazione impatto ambientale; autorizzazioni paesaggistiche locali; istruzione e formazione professionale (ma «compatibilmente con il carattere nazionale della scuola pubblica»); tutela della salute; pagamento dei contributi comunitari in agricoltura; funzioni dei provveditorati alle opere pubbliche; rete regionale dei musei e dei beni culturali. Sul nodo delicatissimo delle risorse, la proposta della Campania era esplicita nel prevedere oltre alla definizione dei Lep, risorse perequative legate alla ridotta capacità fiscale per abitante del territorio nonché la nascita obbligatoria del Fondo per la Perequazione infrastrutturale, atteso dal 2009. “In attesa dei Lep si procede comunque al trasferimento delle funzioni con le relative risorse, misurate nella spesa storica”, questo il passaggio della proposta della Campania che piace a Calderoli. Ma c’è da evidenziare che il provvedimento prevedeva come limite massimo un anno per definire i livelli essenziali delle prestazioni.

Mario De Michele

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