Ce l’immaginiamo lì, attorno a un tavolo, dubbiosi e meditabondi domandarsi: “Lo facciamo o non lo facciamo? Alla fine di una lunghissima fase di riflessione, in stile comitato centrale del Pcus, è prevalsa la linea del non fare nulla per non fare altri danni. Quella di ieri è stata una domenica da incubo per il renziano Nicola Caputo, membro della giunta targata Vincenzo De Luca, e per i consiglieri regionali di Italia Vincenzo Alaia, Francesco Iovino, Tommaso Pellegrino e Vincenzo Santangelo. I cinque moschettieri hanno dovuto affrontare la grana Renzi. Il leader nazionale del partito, in trasferta a Ercolano, ha fatto un casino. Indossando i panni di Fonzie ha risposto così ad una domanda sul reddito di cittadinanza: “Vedere De Luca a cui tocca votare Di Maio è una delle esperienze mistiche più divertenti di questa campagna elettorale”. Apriti cielo. In un attimo le dichiarazioni del capo di Iv hanno fatto il giro del mondo. Le hanno pubblicate tutte le testate giornalistiche online. In Campania è scoppiato il panico tra le fila renziane. “Ma è impazzito, viene qui e attacca De Luca?”, si sono chiesti increduli Caputo, Alaia, Iovino, Pellegrino e Santangelo. C’è di peggio. Con aria spavalda Renzi ha candidamente ammesso che “l’obiettivo del Terzo polo è svuotare la destra e svuotare la sinistra”. E visto che la sinistra è il Pd il messaggio di sfida a De Luca è apparso chiaro a tutti. È come se il leader di Italia Viva avesse detto: “Caro Vincenzo, io e Calenda ci siamo messi assieme per indebolire te e il Pd”. Renzi-Fonzie è fatto così. Non teme gli scontri. E anche quando dice “stai sereno” in realtà ha già un piano per farti fuori. Stavolta (almeno non ha detto l’ennesima bugia) ha dichiarato apertamente guerra a De Luca. Già con Letta gli è andata male. Il leader dem guida un partito al 21-22%. Renzi ha condotto Iv sotto il 2,5%. Venti punti di differenza. Ma, si sa, Fonzarelli ha sempre i pollici in su. E non ha paura di nessuno. Nemmeno di De Luca che, secondo l’ultima classifica di gradimento dei governatori effettuata dal Sole 24 Ore, si è piazzato al quinto posto con il 58%. Ma De Luca non è Letta, il quale si “tenne” la pugnalata alle spalle e se ne andò alla volta della Francia. Per il presidente della Regione Campania il guanto di sfida è come un invito a nozze. Lo sanno bene Caputo, Alaia, Iovino, Pellegrino e Santangelo. Non a caso ieri per ore e ore non sono riusciti a sbrogliare la matassa. E non sono stati capaci di dare una risposta al fatidico “che fare?”. In prima battuta hanno preparato un documento per chiarire la loro ferma posizione: “Noi stiamo con De Luca”. Poi ci hanno ripensato. “Per ora meglio non fare nulla, la notte porta consiglio”. E il manoscritto è rimasto in freezer (non è escluso che potrebbe essere inviato ai giornali nella giornata di oggi). Imperdonabile errore di valutazione. La logica del “facciamoci i fatti nostri” non appartiene alla cultura del governatore campano. Lui intende la politica come un campo di battaglia: o si sta da una parte o dall’altra. Non concepisce, giustamente, la terra di mezzo. E quindi, come conferma il suo entourage, non ha per nulla digerito la scelta pilatesca di Caputo, Alaia, Iovino, Pellegrino e Santangelo. De Luca sa bene che fare. Se i cinque moschettieri faranno i birbantelli in campagna elettorale, “svuotando la sinistra”, allo scoccare della mezzanotte del 25 settembre metterà mano alla giunta regionale e farà accompagnare Caputo alla porta d’uscita di Palazzo Santa Lucia sulla quale sarà scritto: “Vietato l’ingresso a quelli di Italia Viva”. Renzi crede di essere in Happy Days, De Luca invece ha guardato decine di volte Apocalypse Now. È come il colonnello Bill Kilgore: al mattino gli piace l’odore del napalm.

Mario De Michele

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