Sembrava il festival dei gesti apotropaici il quartier generale di Stefano Graziano. Il capolista Pd alla Camera nel collegio Caserta-Benevento torna in Parlamento conquistando con merito un seggio “pieno” nonostante il lavoro ai fianchi di Fratelli d’Italia, sul versante di destra, e del Movimento 5 Stelle, sul lato sinistro. E soprattutto nonostante il boicottaggio sguaiato di Gennaro Oliviero, disertore senza scusanti in una guerra elettorale sanguinaria che poteva sancire la morte del partito. Poi è arrivata la conferma ufficiale dell’elezione di Graziano, alla faccia di tutti quelli che hanno remato contro (e non erano pochi). Ma lui, un po’ per scaramanzia, un po’ per “neutralizzare” le secce ci ha impiegato una vita prima di annunciare la sua elezione. Ha atteso il completamento delle operazioni di scrutinio a livello nazionale, durate un’eternità, prima di ufficializzare la vittoria. Una vittoria per nulla scontata. Anzi, la strada era in salita. E irta di ostacoli. Graziano e i democrat, quelli veri, hanno dovuto combattere su tre fronti. Il primo: una destra straripante anche in Campania. Il secondo: la rimonta clamorosa dei 5 Stelle che a sorpresa si sono confermati il primo partito regionale. E il terzo, forse quello più insidioso: il fuoco amico di Oliviero che non si è fatto scrupoli ad usare il lanciafiamme pur di “bruciare” il nemico di partito. Il Pd e Graziano hanno resistito strenuamente nonostante i continui bombardamenti. Oliviero e i suoi sodali, poveretti, hanno usato qualsiasi arma per danneggiare lui e il partito. Si è farneticato di fantomatiche intimidazioni mediatiche. Si è lanciata una campagna di solidarietà che ha suscitato l’ilarità dei vertici nazionali, regionali e provinciali del Pd. “Ma di che parlano?”, hanno detto le persone di buonsenso, quelle in buonafede, quelle perbene. “Lui che ha indossato fin dall’inizio le vesti del carnefice ora vorrebbe apparire una vittima?”. Suvvia. Non a caso ad esprimergli solidarietà sono stati i due partiti più acerrimi nemici del Pd: Fdi, per il tramite della Petrenga (peraltro nutriamo molti dubbi sulla sua capacità di comprensione del testo italiano), e dei 5 Stelle, per bocca di Del Monaco con una difesa d’ufficio da Tso. Graziano e i dem veri hanno remato controcorrente. E hanno risalito il torrente. Non era facile tenere botta e addirittura migliorare il risultato di 4 anni fa, quando i dem raccolsero nel collegio appena l’11 per cento. Il boicottaggio di Oliviero è miseramente fallito. Il Pd casertano potrà finalmente voltare pagina. Tra i dem si torna a respirare, direbbe Tacito. Il partito torna a essere democratico. Su Graziano e sul nuovo gruppo dirigente l’onere di ricostruire una comunità. Un popolo. Quello di centrosinistra. Senza mai perdere di vista, per dirlo con il governatore De Luca, i valori umani. Il rispetto delle persone. La politica passa. Gli uomini restano.

Mario De Michele

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