Prima di diventare Presidente del Consiglio, il probabile prossimo segretario del Pd, Enrico Letta, poteva contare su di una nutrita pattuglia di politici anche in Campania. Poi arrivò il rompete le righe: come Presidente meglio essere super partes, ed allora ‘stop’ all’area di riferimento. Ma molti degli uomini di allora potrebbero essere disponibili a dare manforte al segretario in pectore, che ha disperatamente bisogno del territorio per evitare lo stesso finale che, qualche anno fa, lo ‘costrinse’ alla volta di Parigi. Cominciamo da Napoli, dove Letta poteva far affidamento sul ‘potente’ Mario Casillo, poi passato con Renzi quando Letta aveva deciso di lasciare il Parlamento. A Salerno il nucleo forse più consistente: da Gugliemo Vaccaro, più volte parlamentare, a all’ex consigliere regionale Donato Pica. Senza dimenticare l’ex senatrice Angelica Saggese. A Caserta Letta poteva contare sull’ex senatrice Lucia Esposito, poi abbandonata al proprio destino allorquando le erano stati ‘scippati’ il posto in Parlamento (dirottata al Senato) e alla Regione (esclusione di Caputo dalla corsa alla Camera).
E sempre da Caserta città, il segretario Enrico Tresca, dimenticando per un momento i problemi interni alla locale sezione, lancia l’invito a Letta a traghettare il partito ad un congresso nel prossimo autunno.

” “Ci sentiamo parte di questa comunità, abbiamo sostenuto con convinzione la segreteria Zingaretti e sentiamo la necessità di comunicare ciò che percepiamo nella nostra città che amministriamo – scrive il circolo casertano in una nota fatta pervenire alla presidenza dell’assemblea nazionale del Pd – Forte è il senso di sconcerto dei nostri elettori e dei nostri concittadini per quello che sta accadendo. L’esistenza stessa del partito – si legge ancora -, trova giustificazione nella sua capacità di stare in questa battaglia campale, e di starci dalla parte giusta, quella dei cittadini fiaccati e provati, che si aspettano serietà di proposta e di impegno, che dia impulso alla speranza di riconquistare un posto nella società per sé e i propri figli, riducendo distanze e disuguaglianze”.

Ecco quindi – si legge ancora -, l’apertura verso un allargamento deciso dell’area riformista e un “sì” convinto a Letta. “La direzione verso il futuro attraverso un campo largo riformista, che vada oltre il PD e che veda nel PD uno dei soggetti politici che se ne assuma le responsabilità di prospettiva, non è rinviabile. Per questo riteniamo che la proposta di affidare la guida del Partito a Enrico Letta debba essere accompagnata dalla necessaria chiarezza di mandato fino al 2023, in modo che si organizzi la discussione sul futuro del Paese”.

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