Era un po’ di tempo che il Pdl non andava all’attacco di Gianfranco Fini. Oggi, le parole del presidente della Camera – che da Napoli ha chiesto le dimissioni di Saverio Romano, definendo la maggioranza Pdl-Lega una “caricatura” del centrodestra – hanno scatenato una reazione furibonda del partito di Silvio Berlusconi.

Angelino Alfano parla apertamente di parole “intollerabili” che aprono una “grave questione istituzionale”. A dar fuoco alle polveri nel Pdl ci pensa Fabrizio Cicchitto. “Caricatura per caricatura – ha attaccato il presidente dei deputati pidiellini – l’onorevole Fini è diventato la contraffazione di un Presidente della Camera, essendo fazioso anche nella gestione” dell’Aula. Il capogruppo punta in particolare il dito contro la conduzione dell’ultima settimana in occasione del dibattito e del voto di fiducia di venerdì scorso: Fini, ha detto Cicchitto, “ha avuto il comando delle operazioni nell’attacco procedurale e non politico che l’opposizione ha condotto nei confronti del governo”.

Che il presidente del Consiglio condivida questi severi giudizi è scontato. Lui stesso, proprio il giorno in cui incassava la fiducia, aveva in privato attaccato duramente il leader di Fli, accusandolo di scorrettezza istituzionale. La replica di Fli è affidata a Benedetto Della Vedova che a Cicchitto risponde: “La furibonda reazione è la riprova che la nuda verita fa male”. Ma all’ex radicale non controreplica nessuno. Persino il solitamente loquace Osvaldo Napoli tace sul presidente della Camera. La polemica sembra quindi destinata ad esaurirsi lì. Ma in serata, un po’ inattesa, arriva la durissima nota di Alfano. “Le ultime dichiarazioni del presidente della Camera sono davvero gravissime e intollerabili”, attacca il segretario del Pdl in una nota. “Non si era mai verificato nella storia della Repubblica – aggiunge – che una così alta funzione fosse piegata a scopi puramente elettorali e partitici”. Né che un presidente della Camera “irridesse il partito e la maggioranza che presiede, definendola addirittura ‘caricatura’”. Né tantomeno si era verificato che la terza carica dello Stato “chiedesse le dimissioni del Capo del Governo e di suoi componenti”.

Insomma, per Alfano “il vulnus istituzionale era già evidente” prima, ora siamo in presenza di una “questione più grave per il futuro delle istituzioni repubblicane” visto che il suo comportamento può diventare un “precedente”. Un rischio, conclude Alfano, di cui “é bene che siano consapevoli sia l’attuale maggioranza che l’opposizione che dice di avere tanto a cuore le istituzioni”. Parole che trovano l’altrettanto velenosa risposta di Italo Bocchino: “La dichiarazione di Alfano forse è stata scritta da altri a Palazzo Grazioli perché è impensabile che un quarantenne che ha fatto il ministro e che vuole interpretare la politica del futuro, usi questo tono verso il presidente della Camera, tono esso sì gravissimo e intollerabile”, replica il vicepresidente di Fli.

 

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