Ora si sa. I cittadini di Cesa, soprattutto quelli che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, stanno a posto. Ai tempi del Covid è prioritario sistemare il tetto della chiesa San Cesario piuttosto che intervenire con soldi pubblici a sostegno delle fasce sociali più deboli. Nel corso del consiglio comunale infatti il sindaco Enzo Guida ha rivendicato con orgoglio (bene, bravo, bis!) di aver stanziato un contributo di 25mila euro per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria del luogo sacro. La delibera di giunta fu approvata “in extremis” a fine dicembre 2020. I soldi sono stati già liquidati lo scorso febbraio. Il provvedimento dell’esecutivo faceva seguito alla richiesta del parroco don Peppino Schiavone, che allegò anche un computo metrico con l’indicazione degli interventi e il costo (senza la firma di un tecnico). Il totale ammonterebbe a 65mila euro oltre Iva. L’argomento, ampiamente trattato da Campania Notizie, è stato oggetto di un’interrogazione presentata dal gruppo di opposizione Uniti per Cesa ed è stato discusso nell’ultima seduta del civico consesso. È toccato a Carmine Alma elencare tutte le criticità di una decisione che ha destato scandalo nell’opinione pubblica sia per la somma “regalata” a Natale alla parrocchia, sia per la carenza tecnico-burocratica dell’iter. Alma, candidato più votato in assoluto alle ultime comunali (con lui capolista Guida non avrebbe vinto nemmeno con un miracolo di San Cesario), ha giustamente contestato la scelta di “privilegiare” la chiesa rispetto, ad esempio, ai commercianti locali messi in ginocchio della pandemia. Durante una crisi economica così grave, ha dichiarato Alma, è inaccettabile che queste persone non siano state sostenute.

Carmine Alma

L’esponente della minoranza ha mosso anche una serie di rilievi sull’iter procedurale della delibera. “Il contributo è stato erogato nonostante non sia stata concessa la Scia e manchi l’autorizzazione della Soprintendenza”, ha sostenuto Alma. Pura verità. Ma a volte la verità fa male. Non a caso il sindaco Guida, quando si è iniziato a parlare di documentazione carente, è apparso infastidito come se la legittimità di una delibera di giunta fosse un optional. “Poi che manca la Scia o che non c’è il permesso della Soprintendenza o che serva una bolla papale di Ratzinger poi si vedrà…”, ha risposto ad Alma. Fermi tutti. Chiamate a scelta il 112 o il 113. Vanno bene pure i vigili del fuoco. Se abbiamo capito bene, e abbiamo capito benissimo, se dovessero emergere illegittimità o vizi formali sul contributo erogato del Comune alla parrocchia per Guida sarebbero aspetti marginali. In altri termini l’amministrazione comunale di Cesa è al di sopra della legge, o meglio può anche non sottostare alla legge. Per il primo cittadino quello che conta (“lo rivendico politicamente”) è la tutela della chiesa che è “l’unico patrimonio architettonico che ha il paese”. Guida ci tiene così tanto a salvaguardare le “bellezze” della città che per rimarcare l’importanza storico-architettonica del luogo sacro di piazza De Michele è costretto a leggere su un foglio a quando risalgono le “prime tracce” della struttura e i nomi (ne sbaglia pure qualcuno) degli autori delle opere artistiche presenti nella chiesa.

Enzo Guida

Al netto della sua ferratissima preparazione sui beni storico-architettonici di Cesa (menomale che come lui stesso afferma “c’è rimasta solo la chiesa”), quello che più sconcerta della posizione di Guida, oltre alla nonchalance con cui maneggia il diritto amministrativo (mancanza di Scia e dell’ok della Soprintendenza), è la sua “rivendicazione politica” da capo di una coalizione di centrosinistra. Prima la chiesa, poi i commercianti.  Prima la parrocchia, poi i cittadini. Il presidente del consiglio, il socialista (sic!) Mimmo Mangiacapra, fa oscillare il capo avanti e indietro in segno di plauso. Che delusione. Gli altri esponenti della maggioranza sono giovincelli e giovincelle dai colori politici variegati. Non parlano proprio. E fanno bene. Nel suo comizietto consiliare Enzo Guida sventola i successi della maggioranza: “Durante l’emergenza Covid non abbiamo lasciato indietro nessuno, siamo diventati un modello per tutti gli altri Comuni”. Peccato che non se ne siano accorti i cittadini di Cesa. Quelli che non lavorano da mesi. Quelli che fanno fatica a mettere il piatto a tavola. Ma che ce ne importa! La priorità è sistemare il tetto della chiesa. Senza che la Curia ci rimetta un euro.

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