Richiesta di archiviazione del pubblico ministero per Angelo Brancaccio, ex sindaco di Orta di Atella e già consigliere regionale, e altri 20 indagati per associazione a delinquere. Nell’ambito dell’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere (gip Federica Villano) sull’abusivismo edilizio nella città atellana il pm Gerardina Cozzolino ha chiesto al giudice di archiviare il procedimento penale. Oltre a Brancaccio sono sotto inchiesta Raffaele Capasso, Salvatore Del Prete “Monsignore”, Stefano Del Prete, Salvatore Di Costanzo, Alfonso Di Giorgio, Nicola D’Ambrosio, Raffaele Elveri, Adele Ferrante, Eduardo Indaco, Nicola Iovinella, Massimo Lavino, Antonio Marroccella, Rosa Minichino, Eleonora Misso, Giuseppe Mozzillo, Francesco Silvestre, Antonio Russo, Giovanni Sorvillo, Salvatore Sorvillo e Claudio Valentino. Per tutti è stata chiesta l’archiviazione, come spiega l’accusa, per l’assenza della programmazione di un numero tendenzialmente indeterminato di reati, requisito indispensabile e imprescindibile di una associazione, che unitamente a quello della stabilità consente di distinguerla dal mero concorso di persone nel reato. I 21 indagati sono finiti nel mirino della magistratura per la presunta violazione dell’articolo 416 del codice penale: “Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni. Per il solo fatto di partecipare all’associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni”. Richiamandosi all’orientamento della Consulta il pm Cozzolino ha rimarcato che la Suprema Corte ha chiarito che il delitto in questione implica un vincolo associativo tendenzialmente permanente o comunque stabile, destinato a durare anche oltre la realizzazione dei reati concretamente programmati, nell’indeterminatezza del programma criminoso che distingue tali reati dall’accordo che sorregge il concorso di persone e nell’esistenza di una struttura organizzativa adeguata a realizzare gli obiettivi presi di mira. Alla luce della giurisprudenza della Corte costituzionale va osservata, sottolinea il pubblico ministero, l’impossibilità di potere ritenere configurata nel caso oggetto del presente procedimento penale la predetta fattispecie criminosa. Nel corso delle indagini infatti non sono emersi elementi probatori a sostegno dell’esistenza di un piano diretto alla realizzazione di un numero indeterminato di reati, né dell’esistenza di una struttura associativa persistente tra le condotte criminose addossate a vario titolo agli indagati, ossia tra l’attività di rilascio dei singoli permessi per costruire emessi dai tecnici comunali e le conseguenti approvazioni dei Puc votati da sindaci, assessori e consiglieri. In pratica il pm sostiene che il quadro probatorio emerso non consente di desumere che gli amministratori comunali avessero già concorso con i tecnici dell’Utc al rilascio delle licenze edilizie. Dopo l’assoluzione da una serie di reati legati all’approvazione del Puc, tra cui l’abuso di ufficio, gli ex amministratori e gli ex componenti dell’ufficio tecnico incassano un’altra vittoria giudiziaria. Gerardina Cozzolino, tra i pm più meticolosi e preparati della procura di Santa Maria Capua Vetere, non si configura in nessun modo nemmeno il reato di associazione a delinquere.

Mario De Michele

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui