Il governo Meloni frena sull’autonomia differenziata. E traccia una linea netta per definire i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Tra le pieghe dell’ultima bozza della manovra spunta una nuova cabina di regia a Palazzo Chigi che avrà una missione chiara. Definire, recita l’articolo 144 della legge di bilancio, «la soglia di spesa costituzionalmente necessaria per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra lo Stato e le autonomie territoriali, per favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse collegate al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)». In altre parole, garantire che su tutto il territorio italiano, come vuole la Costituzione, siano prestati gli stessi servizi essenziali. Scuola, trasporti, assistenza sociale. Sono alcune delle materie al centro della controversa riforma leghista presentata dal ministro delle Autonomie Roberto Calderoli che ha fatto insorgere governatori e amministratori del Centro-Sud. Schierati in particolare contro una disposizione contenuta nella bozza di Ddl che di fatto renderebbe «facoltativi» i Lep. Se in un anno non fossero determinati, questo il leitmotiv della riforma targata Lega, le Regioni che hanno chiesto l’autonomia potrebbero ottenerla sulla base della «spesa storica» dello Stato. Un criterio che rischia di allargare il divario sociale già esistente tra Nord e Sud, è l’allarme risuonato all’unisono nel Mezzogiorno. Di qui l’iniziativa del governo inserita in manovra per riallineare i piani. Che risponde a una sollecitazione arrivata nei giorni scorsi dal Quirinale. «Punti fermi» di qualsiasi riforma per l’autonomia, è il monito pronunciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’assemblea annuale dell’Anci, «sono la garanzia dei diritti dei cittadini, che al Nord come nel Mezzogiorno, nelle città come nei paesi, nelle metropoli come nelle aree interne, devono poter vivere la piena validità dei principi costituzionali». La cabina di regia, si legge ancora nella bozza, sarà presieduta dal ministro delle Autonomie (Calderoli) e riunirà i ministri degli Affari europei (Fitto), Economia (Giorgetti), Riforme (Casellati. Insieme all’Anci, all’Upi e alle Regioni. Il segnale è chiaro: l’Italia a due velocità, Nord avanti, Sud indietro, è un problema da affrontare. E pure in fretta: la cabina a Chigi avrà infatti sei mesi di tempo per predisporre «uno o più schemi di decreto del Presidente del Consiglio con cui sono determinati i Lep e i correlati costi e fabbisogni standard». Come? Il primo passo: una ricognizione delle funzioni esercitate da Stato e Regioni nelle materie ricomprese nell’articolo 116 della Costituzione così come della «spesa storica a carattere permanente dell’ultimo triennio sostenuta dallo Stato in ciascuna regione». Secondo passo: la Commissione tecnica per i fabbisogni standard individua «le materie o gli ambiti di materie riferibili ai Lep». E se non lo fa entro sei mesi, il governo nomina un commissario ad hoc.

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