di Mario De Michele*

In vita mia non avrei mai e poi mai pensato di rispondere a Salvatore Del Prete “Magò”, consigliere comunale di maggioranza dell’ultima amministrazione di Orta di Atella, sciolta per infiltrazioni camorristiche. Per lui è stato un bis. Aveva avuto questo onore già nel 2008. L’ex esponente della coalizione capeggiata dal sindaco Andrea Villano ha pubblicato su Fb un post trionfale con tanto di copia del rinvio a giudizio ai miei danni per presunta diffamazione nei suoi confronti. Sono costretto a dare peso (relativo) alle affermazioni di Del Prete perché connotate da due aspetti utili a delineare il profilo del soggetto. Il primo: la mancanza di rispetto nei confronti della magistratura con la pubblicazione di un atto d’ufficio. Il secondo: la disonestà intellettuale nell’omettere che la gran parte delle querele per diffamazione contro il sottoscritto (ne ha presentate a decine) sono state archiviate dal Tribunale Napoli Nord su richiesta dei pm. L’ultima richiesta di non procedere è di pochi giorni fa. Volendola mettere sul piano calcistico, Campania Notizie ha finora battuto Del Prete 20-1. Qualcuno potrebbe rinfacciarci che ci piace vincere facile. Beh, l’appunto ci sta. Ma ci teniamo a marcare una differenza formale e sostanziale. Noi, che crediamo davvero nell’operato della magistratura, non abbiamo mai pubblicato le sentenze a nostro favore, né lo faremo mai. Egregio architetto Del Prete, ha il coraggio di negarlo? Sarebbe un bugiardo matricolato. Al netto del mancato rispetto istituzionale, che non sorprende più di tanto, ciò che è indigeribile della sortita social del consigliere uscente è il goffo tentativo di apparire pulito e perbene. Noi avremmo attivato una macchina del fango per colpirlo ingiustamente. Anche per questo nel suo commento sottolinea, richiamando il dispositivo, che si tratta di “più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso”. L’architetto, espertissimo di Dia-Scia, avrebbe fatto bella figura se fosse rimasto nel suo campo, molto ben remunerato. Infatti chiunque mastichi un po’ di procedura penale sa benissimo che si tratta di una formula di rito. Sono “più azioni esecutive” perché la querela si riferisce a più articoli pubblicati in un diverso arco temporale (non è vero che si va dal 2017 al 2020, come scrive falsamente Del Prete). Stessa cosa dicasi della definizione “medesimo disegno criminoso”. In gergo si utilizza proprio perché si ipotizza un reato (tutto da dimostrare) per il quale si chiede il rinvio a giudizio. L’ex consigliere, “sciolto” nell’ultimo decennio per ben due volte per presunte infiltrazioni mafiose (l’unico nella storia amministrativa di Orta di Atella a vantare questo primato), pur essendo consapevole che è così, furbescamente mette in risalto una formula che viene utilizzata praticamente sempre.

I GIORNALISTI A 20 EURO AD ARTICOLO E ZIELLO ‘A PURPETTELLA

 In scia si sono subito messi gli scribacchini, servi del benefattore di turno, che fanno da cassa di risonanza a una non-notizia. Per loro, che si svendono per 20 euro ad articolo tramite portali web che dovrebbero chiamarsi bancarellanews.it oppure riveciamoepubblichiamo.com, è scandaloso che un giornalista si becchi una denuncia o un rinvio a giudizio per presunta diffamazione. Per loro, pennivendoli di professione, il bravo cronista è chi sta a cuccia e fa il cane di compagnia dei governanti. Montanelli diceva: “Un giornalista che in vita sua non è mai stato querelato dai potenti deve cambiare mestiere”. Questi straccioni, meretrici dell’informazione, che ne sanno! Non a caso il giudizio su di loro di quegli stessi politici e amministratori ai quali lisciano il pelo è come quello di Salvini sugli immigrati. Prima di entrare nel merito del post di Del Prete, vorrei far notare che in materia di diffamazione a mezzo stampa il pm e il Tribunale valutano tre aspetti essenziali: la rilevanza pubblica, la veridicità della notizia e la continenza con la quale viene riportata. Faccio un esempio. Se scrivo, come ho scritto, che Angelo Brancaccio è stato il capo della cupola politico-affaristica responsabile del sacco edilizio, nessun magistrato al mondo, in caso di querela di parte, mi rinvierebbe a giudizio per aver leso l’onorabilità dell’ex primo cittadino ortese. Ma se nello stesso articolo lo definisco “Suinus” per la sua attitudine a “saltare addosso” alle donne (per la serie “basta che respira”) potrei finire sotto processo perché ho violato il principio della continenza, non perché sia destituito di fondamento la notizia sul ruolo di capo della cupola politico-affaristica attribuito a Brancaccio. Cito un caso concreto. E fornisco uno “scoop” agli scrivani del do ut des. Ho ricevuto un rinvio a giudizio in seguito a una querela di Luigi Ziello, già sindaco di Orta e tuttora esponente di spicco della politica locale. Nel pezzo riportavo le dichiarazioni del pentito Orlando Lucariello, agli atti della Dda di Napoli. Il collaboratore di giustizia definisce Ziello il “referente dei Casalesi fino agli anni 89’-90”. Con evidente taglio ironico, coerente con la nostra linea editoriale, accostavo il nome di Ziello a quello del parlamentare di Forza Italia Luigi Cesaro, detto Giggino ‘a Purpetta, coniando un soprannome anche per l’ex sindaco ortese, definito Giggino ‘a Purpettella. Affronterò il processo con la serenità di un tibetano. E come sempre carte alla mano. Le dichiarazioni del pentito Lucariello sono impresse nero su bianco su atti giudiziari. Peraltro Ziello e il figlio Espedito vengono citati anche nella relazione che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale per camorra. Non vado oltre nel rispetto dell’operato della magistratura. Staremo a vedere. Sono serenissimo come Venezia. Abbiamo imboccato il sentiero della satira anche per Del Prete, chiamandolo “misuratore di mocassini”, “chauffeur”, “mescitore d’acqua”, “infermierino”, “massaggiatore”, ecc. Perché siamo stati così diretti? Non certo per offendere il consigliere uscente, ma per sottolineare il suo strettissimo rapporto con Brancaccio. Anche i sassi di Matera sanno che era quello più legato anche personalmente all’ex primo cittadino. E ci sono tantissimi testimoni che possono confermare come tra le mansioni di Del Prete, per sua scelta, rientrassero anche quelle sintetizzate nei nomignoli-sfottò utilizzati da Campania Notizie.

CARRIERA POLITICA DA TRAPEZISTA CON 11 CAMBI DI CASACCA

Veniamo al dunque e passiamo rapidamente in rassegna (ci sarebbe da scrivere libri) alcune delle attività politiche, amministrative e professionali poste in essere dall’architetto Salvatore Del Prete, secondo il capo della cupola affaristica Brancaccio, tuttora in cella per 416 bis. Nasce democristiano. Dopo il passaggio nel Psdi diviene membro della commissione edilizia, ad appena 22 anni. Nel giro di poco lascia il partito socialdemocratico e aderisce al Psi, dove è in pianta stabile Ziello. Transita nei Cristiano sociali prima di abbracciare la causa di Brancaccio, di cui è assessore già a partire dal 1996, tesserandosi nell’ordine con Pds, Ds e Udeur. Per motivi ancora sconosciuti abbandona la nave da crociera di Brancaccio, nel frattempo finita contro un iceberg, e salta su quella dell’Udc di Domenico Zinzi, prima parlamentare e poi presidente della Provincia. Da lui ottiene un incarico di 24mila euro, poi revocato perché illegittimo. Segue Zinzi in Forza Italia, per poi sposare il progetto di Campania Libera dell’allora consigliere regionale Luigi Bosco. Nel 2010 non disdegna una parentesi nel Pd. Undici cambi di casacca. Record mondiale anche in una nazione come l’Italia con il trasformismo nel dna.

CONTO CIFRATO IN SVIZZERA E CASA ABUSIVA A PREZZO SCONTATO

Tra una maglietta di partito e l’altra l’architetto Del Prete è in pratica ininterrottamente nel gioco amministrativo ortese da 25 anni. E, stando a quello che Brancaccio dichiara anche ai pm della Dda, capitalizza al massimo il suo ruolo istituzionale, sempre con l’avallo dell’ex imperatore ortese. Addirittura apre un conto cifrato presso la Banque Heritage di Lugano, chiuso quasi subito all’indomani dell’avvio delle indagini della Dda di Napoli, condotte dal pm Milita che delegò il commissariato di Aversa. In Svizzera accompagnò il suo padrino Brancaccio a depositare una tangente di 330mila euro che l’imprenditore della camorra Sergio Orsi consegnò all’allora sindaco nell’ambito dell’operazione “Gmc”, una società intercomunale multiservizi. Del Prete soggiornò con la moglie e con la famiglia Brancaccio (lui, moglie e figlie) all’Hotel Principe di Savoia di Milano (Piazza della Repubblica, civico 17). La sera prima dello spostamento dal capoluogo lombardo in direzione Lugano le due affiatatissime famigliole assistettero alla partita Inter-Juve, terminata 1-2 e decisa dal Del Piero. Piccola curiosità. Del Prete era tifoso del Napoli ma per far felice Brancaccio, sfegatato bianconero, diventa supporter della Vecchia Signora (altro cambio di casacca). Durante il boom edilizio il consigliere uscente acquista un appartamento in via Sordi n. 25 di Orta di Atella, all’interno del Parco Gemma, complesso immobiliare completamente abusivo perché sorto in zona D1 (artigianale) ma trasformato in realtà ad uso residenziale, infatti tutta l’area è sotto sequestro. Fino al 2010 l’abitazione è utilizzata da Del Prete come studio tecnico, poi data in fitto. Non finisce qui. L’appartamento aveva un valore commerciale di 140mila euro, ma grazie all’intercessione di Brancaccio presso i costruttori e proprietari Iovinella-Pedata viene ceduto a Del Prete a soli 60mila euro. Maxi sconto di 80mila euro.  

PORTICATI DIVENTANO CASE E COLATA DI CEMENTO NEL LAGHETTO

Ad Orta di Atella tutti sanno che l’architetto Del Prete è il re delle segnalazioni certificate di inizio attività (Scia). Lo sanno in particolare coloro i quali, in buonafede, hanno acquistato abitazioni che in base al Prg erano porticati. Con l’intervento della magistratura quelle case sono risultate abusive e poste sotto sequestro. Alcune sono finite addirittura all’asta. A detta di Brancaccio, che per i giudici durante il sacco della città ha mosso tutte le pedine della scacchiera, Del Prete ha incassato 3-4mila euro per ogni porticato divenuto per magia appartamento. Come? Curava lui i progetti e li faceva firmare vicendevolmente a due ingegneri, uno di Caivano, l’altro di Qualiano. Poi c’è il mega affare sporco della cosiddetta zona Laghetto, dove spuntano 40 villette e una quarantina di appartamenti, oggi Parco Karol e Parco Oliteama, finiti nel mirino della Dda. Gli imprenditori sono Teresa Diana, i fratelli Ciccarelli e Franco Setola, cugino di Peppe Setola, capo dell’ala stragista dei Casalesi. Sempre Brancaccio, il vertice della cupola che faceva e sapeva tutto, tira in ballo l’architetto Del Prete. In questo caso è in buona compagnia. In riferimento alla spartizione di una tangente di 300mila euro l’ex primo cittadino cita il famigerato geometra Nicola Iovinella, dominus negli anni del cemento dell’Utc. Nel 2006, anno di rilascio della concessione edilizia, Del Prete era assessore ai Lavori pubblici e Iovinella faceva passare per legittime anche Scia che raffiguravano quadri di Salvador Dalì. L’iter tecnico fu infatti approvato e i camion betoniera iniziarono a fare la spola. Nel mezzo Del Prete e Iovinella intascarono una mazzetta di 150mila euro a testa. Parola di Brancaccio. Che racconta un altro particolare. Quando nel 2008 scattò l’inchiesta sugli abusi edilizi con contestuale sospensione dei lavori nella zona Laghetto, Del Prete si adoperò per conto degli imprenditori accompagnandoli a Napoli allo studio dell’avvocato Andrea Abbamonte, all’epoca assessore regionale, conosciuto proprio grazie a Brancaccio che nel 2007 era stato eletto nel parlamentino campano. Mi fermo qui, ma potrei continuare per ore. Questi sono i fatti gravissimi rivelati dal capo della cupola affaristica di Orta di Atella. Per qualsiasi cronista del mondo il primo attore del boom edilizio è attendibile quando chiama in causa i coprotagonisti dello scempio ambientale, soprattutto se si tratta del suo più stretto e fidato collaboratore. I massaggi all’Hotel Jolly di Ischia durante le vacanze, il rammentare al suo padrino di Cresima di prendere la pillola per la pressione, l’aver dormito in via Petrarca la notte del primo arresto (2007) per non lasciare sole moglie e figlie di Brancaccio sono il corollario. Quello che conta sono gli illeciti avvenuti nella metà degli anni 2000. E Del Prete ne ha commessi a bizzeffe. Altro che diffamazione. Quello che ho scritto è tutto vero e dimostrabile. Ci vediamo in aula il prossimo 7 ottobre. Non vedo l’ora.

*Direttore Editoriale di Campania Notizie  

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