Investita ed uccisa mentre stava tornando a casa. Un venerdì sera come molti altri, con tanti sogni ancora da spendere, troppi per poter dire addio alla vita così, a 15 anni. In prossimità di Piazza Carlo III si è consumata la tragedia di Maya Gargiulo, investita da una Smart con alla guida un altro giovanissimo di 21 anni, rimasto poi a lungo sotto choc. Se l’è invece cavata con una prognosi di trenta giorni l’amica 14enne di Maya. Per fortuna, almeno questo. Sarà adesso l’inchiesta in corso a stabilire le responsabilità, resta il fatto che troppo spesso sulle nostre strade tanti giovani sono costretti a dire addio alla vita. Un problema che dovremmo porci un po’ tutti ed un po’ di più. Tra un sogno e l’altro Maya trovava anche il tempo di scrivere cose tenere e profonde sulla sua pagina web: “Non sono quel tipo di ragazza che ti chiede portami a ballare, ma portami a vedere una tua partita e dedicami un gol”. Come dire ‘si puo’ essere felici anche attraverso la felicità degli altri se si ha la capacità e, soprattutto, la disponibilità a condividerla. E in una società dove spesso, troppo, accade il contrario è sicuramente un bel modo di porsi. Cos’altro dire? Cosa si puo’ mai dire di fronte ad una tragedia di questa portata!? Magari che potrebbe non essere finita così, se ci riesce di guardare un po’ più in là dell’orizzonte di questa nostra esistenza. In ogni caso reclamando maggiore attenzione e maggiori controlli, poiché i giovani hanno il diritto di spenderli i loro sogni e non di vederseli invece spegnere. In un attimo solo. In qualche maledetta notte d’estate.

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