di Vincenzo Viglione Con una sentenza depositata mercoledì (28 gennaio 2015) il Tar Lazio ha annullato il permesso di ricerca di idrocarburi su terraferma denominato “Colle dei Nidi” dopo il ricorso presentato dai comuni di Bellante, Campli e Mosciano Sant’Angelo, tutti compresi nella provincia di Teramo, per difendere le colline teramane sede di produzione di vino Montepulciano DOCG. La sentenza del Tar del Lazio che in sostanza condanna il mancato coinvolgimento delle amministrazioni e delle comunità locali nei processi autorizzativi che sono alla base dei permessi per la ricerca petrolifera, rappresenta una decisione importantissima poichè costituisce a livello nazionale un precedente rilevante che riguarda tutte le aree che in Italia risultano interessate dall’ipotesi di trivellazioni per la ricerca di petrolio. In Campania, tra le potenziali aree destinatarie delle trivellazioni rientrano le valli irpine celebri per lo straordinario patrimonio paesaggistico e per le coltivazioni di pregio come quelle delle uve che danno vita a vini DOCG come il Taurasi, il Fiano e il Greco di Tufo. Lo stesso patrimonio che sembra non interessare più di tanto al presidente della Regione, Stefano Caldoro, che lo scorso ottobre ha pensato bene di affidare all’avvocato Vittorio Fucci (co-coordinatore di Forza Italia in provincia di Benevento) l’assessorato regionale con delega, tra le altre, all’indirizzo e coordinamento in materia di attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi. Lo stesso patrimonio che oggi, in nome del parallelismo con le aree del Montepulciano, chiama gli amministratori locali, la cittadinanza dell’avellinese e con essi l’intero popolo campano, a battersi per tutelare la propria terra dagli spietati assalti di multinazionali senza scrupoli interessate solo a devastare le immense ricchezze naturali del nostro territorio in nome del profitto.

 

 

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