di Vincenzo Viglione E così, grazie alle parole di Landini pronunciate a Ballarò, la vicenda Ericsson è approdata sul grande schermo. Finalmente! Personalmente non ho avuto modo di seguire la trasmissione, ma dalle informazioni raccolte in questi giorni dai media e dalle testimonianze dei lavoratori Ericsson, così come di Jabil, società alla quale Ericsson vorrebbe cedere lo stabilimento di Marcianise, tra le anomalie che emergono circa le ipotesi di permanenza delle sue società su suolo casertano, senza offesa per Landini e per i sindacati, c’è anche il ruolo piuttosto impalpabile di questi ultimi. Ascoltando i lavoratori, si è potuto comprendere che la loro sorte è affidata a due possibili strade. La prima, quella della cessione, comporterebbe il passaggio da Ericsson a Jabil di oltre 500 lavoratori. Passaggio accompagnato da un ristoro economico col quale Ericsson, pur andando via da Marcianise, coprirebbe le attività dei lavoratori, passati in forze alla Jabil, per una durata di tre anni. Risultato: dopo tre anni, alla Jabil, i lavoratori a rischio esubero passerebbero dagli attuali 400 a circa 1000. La seconda strada invece, sarebbe quella di lasciare tutto com’è in questo momento, con Ericsson costretta a cercare un nuovo compratore ovvero, mandare avanti il proprio stabilimento in regime di sopravvivenza fino al 2017 (stesso periodo per il quale avrebbe offerto le coperture a Jabil in caso di cessione) per poi salutare definitivamente Marcianise, e con Jabil che in questo modo si ritroverebbe a scegliere tra restare con un numero di dipendenti minore, ma non al riparo dal rischio esubero e/o cassa integrazione, o addirittura ad accelerare anch’essa la procedura di chiusura. Il dato certo in questa vicenda quindi, è il serio rischio di vedere da qui a tre anni circa 1000 persone in mezzo alla strada. Insomma, nell’uno e nell’altro caso, ai lavoratori è stata applicata la data di scadenza. Intanto, stando alle ultime notizie, il Ministero dello Sviluppo Economico avrebbe sospeso l’ipotesi di cessione. Forse per lavorare a nuove soluzioni, per studiare nuove forme di ammortizzatori sociali o magari, una vola tanto, per fare in modo da evitare il progressivo svuotamento di commesse per gli insediamenti produttivi nostrani che nulla hanno da invidiare a realtà estere, se non la manodopera a basso costo, offrendo in questo modo reali prospettive e maggiore tranquillità ai lavoratori di Marcianise, così come della Campania e di tutto il Paese. E speriamo che sia la stessa opinione dei sindacati, ultimamente troppo distratti dalle discussioni su quelle soluzioni tampone tanto care alle aziende che invece poco attente crescita industriale e molto orientate al profitto. Sarebbe il caso di capire, infine, la posizione della Regione Campania, fino ad oggi sostanzialmente muta su questa storia.

 

 

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