La giungla di gazebo e tavolini sul lungomare ha i mesi contati. Il restyling di via Partenope, che l’amministrazione si appresta ad avviare (le gare dovrebbero partire a cavallo dell’estate e i lavori dureranno circa nove mesi) prevede una riduzione degli spazi per ristoranti e bar e l’uniformità degli arredi delle attività commerciali. Il dibattito è infuocato, molti dei ristoratori del lungomare sono preoccupati «dal rischio di perdere una fetta importante di coperti all’esterno». La maggior parte delle sedute insiste infatti sui marciapiedi e su parte della carreggiata. Sul lungomare 2.0, oltre alla pista ciclabile, andranno predisposte due corsie carrabili e sarà rifatto il marciapiede lato mare. Poi si dovrà anche decidere se riaprire o meno al traffico lasciandosi alle spalle il ricordo arancione del «lungomare liberato». Lo spazio per bar e ristoranti è comunque previsto, ma minore rispetto a quello che c’è oggi. Altro tema è invece quello dei tendoni, dehors e ombrelloni. Fino ad oggi ognuno ha fatto come voleva: c’è chi ha messo semplici tendoni, perché così prevede la Soprintendenza, chi si è spinto fino ai paravento, chi invece ha creato con del pvc dei veri e propri gazebo. Il motivo? Il Comune di Napoli non si è mai dotato di un piano d’ambito omogeneo nella zona-cartolina della città. Eppure nel 2017, la vecchia amministrazione, grazie ad un protocollo d’intesa con Camera di Commercio e dipartimento di Architettura della Federico II, aveva avviato un progetto con tanti buoni propositi, per l’adozione di un modello omogeneo (nella forma, nei materiali, nel colore e nell’impatto ambientale) degli arredi di bar e ristoranti. Dov’è finito? È stato lasciato a metà, scivolato in chissà quale cassetto di Palazzo San Giacomo. Gli unici piani d’ambito realizzati in questi quattro anni sono quelli di via Foria, piazzetta Rodinò e piazzetta Augusteo. Poco prima di arrivare sul lungomare il progetto si è arenato. La palla passa adesso alla nuova amministrazione, ma la strategia è chiara: «Saremo rigorosissimi sull’uniformità degli arredi dei ristoratori: oggi sono non coordinati e troppo estesi. Ci sono delle regole e vanno rispettate» ha detto due giorni fa in commissione Mobilità l’assessore alle Infrastrutture Edoardo Cosenza. «I dehors non li abbiamo mai potuti mettere, perché così prevede la Soprintendenza. L’unica cosa autorizzata a via Partenope sono tavolini e ombrelloni» spiega Stella Cappabianca del ristorante «Stella», che incalza: «Rifare questa strada, togliendo spazio ai ristoratori, potrebbe metterci in ginocchio. Facendo un calcolo rischiamo di perdere la metà dei posti a sedere all’esterno e fare poi i dehors, a lavori conclusi. Mi chiedo che senso abbia. Auspico un passo indietro del Comune. Noi diamo lavoro a tanti giovani, collaboriamo e siamo sempre stati rispettosi delle regole. Ma ciò di cui si parla oggi è una follia». Poi aggiunge: «Nessun cliente o turista è contento di vedere le auto che passano davanti al ristorante». Sui dehors omogenei sono invece tutti d’accordo: «Non ne faccio una questione soltanto estetica – rimarca – ma di sicurezza. Basti pensare alla mareggiata che colpì il lungomare lo scorso anno. Si dovrebbero prevedere una pedana e degli arredi uguali per tutti».

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