La crisi di governo affonda la rottamazione quater. La pressione di una larga fetta della maggioranza (Lega e 5Stelle) aveva quasi convinto palazzo Chigi a potenziare la “pace fiscale”, l’istituto messo in campo negli anni scorsi per consentire di pagare le cartelle esattoriali a rate godendo della cancellazione degli oneri accessori (more, sanzioni e interessi) e, in qualche caso (attraverso il Saldo e Stralcio), ad usufruire dell’abbattimento di una quota significativa del debito stesso. Per procedere occorre una copertura di 1,4 miliardi di euro. Soldi che il Tesoro stava cercando da mesi tra le pieghe del bilancio. La caccia, però, è ormai finita. Fonti del dicastero di Via XX Settembre spiegano che la crisi ha congelato definitivamente il progetto in quanto un esecutivo in carica solo per il disbrigo degli affari amministrativi non può avere la forza per mettere a terra una misura politicamente e finanziariamente così impegnativa. Occorre ricordare che l’attuale Pace fiscale (che vede coinvolti circa 300 mila contribuenti) serve a sanare tutte le posizioni debitorie antecedenti al 2017. Nei piani, la rottamazione quater avrebbe ampliato questa platea coinvolgendo anche i ruoli del biennio 2018-2019, attualmente esclusi dalle sanatorie. Lo stop a questa ennesima agevolazione fiscale in favore di contribuenti in difetto con le tasse eviterà comunque un potenziale, aspro, conflitto con la Consulta. Alcuni mesi fa, a proposito della riforma della Riscossione inserita nella delega fiscale (anch’essa finita su un binario morto a causa della crisi), i giudici della Corte avevano avvertito che, passata l’emergenza determinata dalla pandemia, «dovranno essere evitati interventi di rottamazione o stralcio contrari al valore costituzionale del dovere tributario e tali da recare pregiudizio al sistema dei diritti civili e sociali tutelati dalla Costituzione».

Un segnale rosso in piena regola che la vecchia maggioranza aveva in ogni caso deciso di ignorare. È fin troppo facile immaginare che i promotori delle Rottamazione-quater torneranno alla carica nella prossima legislatura. Chi spinge per una nuova sanatoria fa notare che il magazzino dei crediti non riscossi ha ormai sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro. «Siamo l’unico Paese del mondo Occidentale – ha spiegato alcune settimane fa il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini – ad avere un magazzino con crediti di 22 anni: è ingestibile». Intanto, i contribuenti ancora alle prese con la Rottamazione ter sono chiamati alla cassa. C’è infatti ancora qualche giorno per pagare le rate (anche del Saldo e stralcio) originariamente in scadenza nel 2021. Il termine, stabilito dalla legge di conversione del decreto Sostegni-ter, è fissato al 31 luglio 2022 ma, in considerazione dei 5 giorni di tolleranza concessi dalla legge e delle festività, saranno considerati validi i pagamenti effettuati entro il prossimo 8 agosto. Il decreto ha definito nuovi termini per mettersi in regola con i versamenti della definizione agevolata delle cartelle con la possibilità, per i contribuenti in regola con i pagamenti delle rate in scadenza negli anni 2019 e 2020, di avvalersi, per le rate che erano previste nel 2021, di questa nuova scadenza e mantenere le agevolazioni previste. In caso di versamenti oltre i termini previsti o per importi parziali, verranno meno i benefici della misura agevolata e i pagamenti già effettuati saranno considerati a titolo di acconto sulle somme dovute. In parole povere, senza un successivo intervento legislativo, per chi non paga (come è accaduto a 200 mila contribuenti che hanno saltato la rata fissata a maggio) scatterà la decadenza dal beneficio, con il ritorno all’obbligo di dover versare le tasse arretrate con tanto di ricarico di interessi, sanzioni e aggio.

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