Un assegno unico per tutti i figli a partire settimo mese di gravidanza, fino al compimento dei 21 anni di età per chi è ancora a carico della famiglia. La riforma del governo, contenuta nel Family Act, introduce un’unica misura a sostegno di tutti i nuclei. Via le detrazioni per i figli a carico, via gli assegni al nucleo familiare, ma via anche il bonus mamma (non quello bebè, che resta) e la carta acquisti. Non solo: mentre fino ad ora gli assegni al nucleo familiare erano destinati solo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, l’assegno unico ed universale potrà essere goduto anche da disoccupati, professionisti ed autonomi oltre che da dipendenti e pensionati. L’assegno è chiamato universale perché ri­guarderà tutte le famiglie con figli a carico e perché, in parte, sarà erogato anche a chi supererà la soglia Isee (15 mila euro) prevista. La misura, infatti, prevede una quota fissa ed una variabile, la fissa destinata a tutte le famiglie con figli, la variabile erogata in base al reddito derivante dall’Isee. Potranno richiederlo tutti i residenti da almeno due anni, compresi i cittadini extracomunitari. La nuova misura sarà operativa a partire da marzo 2022 ma le domande si potranno presentare dal primo gennaio, per un periodo che andrà da marzo al febbraio dell’anno successivo, mentre ora gli assegni familiari vanno da luglio a giugno dell’anno dopo. Arriva anche una proroga fino a fine febbraio per allineare l’assegno temporaneo per gli autonomi a queste nuove scadenze. Insieme alla domanda, a differenza dei vecchi assegni parametrati al reddito, andrà presentata anche la dichiarazione Isee ma chi non la presenta riceverà comunque l’assegno al minimo. Gli assegni mensili, come detto, saranno parametrati all’Isee: due in linea generale i limiti individuati, sotto i 15mila euro di Isee per avere il massimo dei benefici, oltre i 40mila per avere comunque almeno il minimo.

Nessuna famiglia, se vorrà, resterà quindi fuori dal contributo che andrà dai 50 ai 175 euro al mese che diventano da 25 a 85 per i figli tra i 18 e i 21 anni. Saranno previste una serie di maggiorazioni in base al numero di figli e alla presenza di disabili, ma si terrà conto anche del fatto che entrambi i genitori lavorano, mentre una maggiorazione ad hoc, 20 euro al mese indipendentemente dall’Isee, andranno alle mamme under 21. Nel dettaglio, a partire dal terzo figlio è prevista una maggiorazione tra i 15 e gli 85 euro a figlio in base all’Isee, mentre i nuclei con “quattro figli o più” riceveranno un’ulteriore “maggiorazione forfettaria” da 100 euro al mese. Se entrambi i genitori lavorano e l’Isee è basso, si avranno altri 30 euro in più, che si azzerano oltre i 40mila euro. In sostanza un nucleo con Isee fino a 15mila euro riceverà 175 euro al me­se con 1 figlio, 350 con due, 610 con tre e 970 con 4 che diventano 1090 euro al mese se entrambi i genitori lavorano (30 euro per 4 figli, 120 euro in più). A questa cifra vanno aggiunti i 20 euro al mese a figlio in ca­so di mamma giovanis­sima. I nuclei che superano i 40mila euro di Isee invece ric­everanno 50 euro al mese con un figlio, 100 euro con due figli, 165 euro con tre figli, 330 euro con 4 figli. Anche in questo caso vanno aggiunti i 20 euro a figlio se la mamma ha meno di 21 anni mentre non opera la maggiorazione per entrambi i genitori lavoratori.

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