Liza Minnelli Š fisicamente minuta ma Š uno di quei personaggi che riempiono un palco, anche se Š grande come quello di Umbria Jazz. Stasera, all’ arena Santa Giuliana, il festival si Š concesso una parentesi tra Broadway e Hollywood con una autentica primadonna dello spettacolo. Liza si porta sulle spalle con leggerezza il peso di una carriera strepitosa (ha vinto tutto quello che un artista popolare possa vincere) e di una vita complicata (quattro matrimoni e altrettanti divorzi, seri problemi con l’alcol): un classico dello show business che ama coniugare genio e sregolatezza, ma i segni di tante traversie sono visibili. Si sistema al centro della scena, in un elegante completo nero, con dietro un impeccabile sestetto (rigorosa giacca bianca) condotto da un suo musicista di fiducia, il pianista Billy Stritch, con lei da tanti anni. Si parte con la vivacissima Alexander’s ragtime band, e si va avanti per poco meno di due ore con classici come Here I’ll stay, Our love is here to stay, I must have that man, You fascinate me so, On such a night as this. Sono canzoni che Liza conosce fin da piccola, quando ancora certamente non immaginava di vincere un premio Oscar (come Sally Bowles, la cantante americana a Berlino di Cabaret), e nemmeno sapeva cosa fosse, quella statuina brutta e ambitissima. Canzoni che ascoltava in casa, a teatro, al cinema, dagli amici del padre Vincente, premio Oscar per la regia di Gigi, e dalla madre, Judy Garland, premio Oscar per Il mago di Oz, e naturalmente dal suo padrino, Ira Gershwin. Sono, sostanzialmente, la musica dell’ America, come New York, New York Š diventata l’inno nazionale della Grande mela dopo il film di Scorsese in cui Liza recitava ancora nel ruolo di una cantante, Francine Evans, e Robert De Niro sembrava un autentico sassofonista jazz. In qualche modo, Liza Minnelli Š intrecciata inestricabilmente con la canzone popolare americana ma anche con un modo di vedere la vita che va oltre la finzione del film. “Vieni a sentire l’orchestra – cantava Sally nel locale gay berlinese – vieni a gustare il vino, vieni a soffiare nel sassofono… la vita Š un cabaret”. L’approccio di Liza Š certamente da teatro di Broadway ma c’Š anche una sottile vena jazz nelle esecuzioni, anche se la Minnelli non Š una vera jazz singer. Canzoni come queste sono per• familiari al mondo del jazz perch‚ da sempre pane quotidiano di ogni jazzman che si rispetti, che al repertorio degli standard ha sempre attinto a piene mani per ricavarne materiale su cui improvvisare. La formazione poi, in sostanza un sestetto jazz con sezione ritmica e tre fiati, d… alla performance una veste diversa rispetto alle situazioni orchestrali e ne sottolinea intimit… ma anche swing. Professionalit… e generosit… verso il pubblico riescono a nascondere certe mancanze della voce, che non Š quella dei tempi migliori, se non altro per ragioni anagrafiche, e Liza si concede lunghe pause recitando. Maybe this time Š costretta a cantarla seduta, e No moon at all la fa cantare al pianista. Ma la signora Š una performer di razza, e non deve stupire che magari abbia salito faticosamente i pochi gradini del palco, nel backstage, per spendere tutte le energie in un ingresso, a riflettori accesi, da ventenne. Il pubblico la ripaga con calore e con la stima che una donna indistruttibile come Liza si merita.

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