I rifiuti si confermano uno dei settori di maggiore interesse per la Camorra. Lo sottolinea la Direzione investigativa antimafia, nella relazione inviata dal ministero dell’Interno al parlamento per il semestre luglio-dicembre 2010.

“Il ciclo dei rifiuti continua a costituire uno dei bacini piu’ estesi di interessi criminosi”, si legge, “per oltre 30 anni, il cartello dei ‘casalesi’, ma anche altri sodalizi camorristici napoletani, hanno fatto del sistema rifiuti una delle principali fonti di arricchimento, facendo risaltare alti livelli di impresa criminale”. La Dia denuncia poi “il network di imprese colluse, capaci di gestire lo smaltimento dei rifiuti, pianificare l’infiltrazione nelle procedure di appalto e subappalto, anche grazie, talvolta, alla compiacenza di amministratori locali”. Nella relazione si ricordano “le numerose aggressioni subite dagli operatori ecologici dell’azienda Asia addetti alla rimozione dei rifiuti nella citta’ di Napoli“. E ci citano le proteste della popolazione di Terzigno, tra ottobre e novembre del 2010, per far chiudere Cava Sari e contro la riapertura di Cava Vitiello. Attraverso le indagini, si e’ accertato che “la camorra locale, contestualmente alla protesta (alcune volte integrata da frange appartenenti all’Antagonismo sociale), aveva predisposto una simmetrica pianificazione strategica di tipo criminoso”. La Dda di Napoli, si riferisce, “sta indagando su un tentativo di infiltrazione nelle specifiche dinamiche da parte di elementi legati trasversalmente alle famiglie camorristiche attive tra Boscoreale (Na) e le zone a ridosso delle discariche. Anche altri sodalizi dell’area vesuviana, ritenuti contigui allo storico clan Fabbrocino, emergerebbero come interessati all’apertura di Cava Vitiello”.

 

 

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