Anche l’Asìa, azienda addetta alla raccolta rifiuti a Napoli, è stata raggiunta dal Coronavirus. Un tampone positivo tra i dipendenti della partecipata. Il lavoratore risultato contagiato dal Covid-19 presta servizio nel distretto 5 b, quello di Scampia, dove sono all’opera circa duecento persone. La presidente Maria De Marco ha precisato di aver rispettato tutte le procedure, fornendo alle autorità sanitarie piena disponibilità: “L’azienda ha fornito alla Asl, che lo aveva richiesto, l’elenco di tutti i colleghi del suo turno di lavoro, un centinaio. Restiamo in attesa di sapere come procedere rispetto alla quarantena e alle misure sanitarie da prendere.  Avevamo già sanificato la struttura e lo abbiamo rifatto ieri”. Tuttavia, come successo già per altri settori, i sindacati si sono immediatamente attivati e adesso sono preoccupati. “Avevamo già chiesto l’intervento di sanificazione prima che scoppiasse il caso Coronavirus – spiegano i rappresentanti della rsu – e adesso finalmente è arrivata, ma è importante che ci siano o nuove forniture di guanti e mascherine”. Duro il comunicato delle segreterie regionali: “Il primo pensiero va al collega colpito dalla malattia. A lui auguriamo di guarire e di tornare presto all’amore della sua famiglia. Ci sarà tempo per accertare le responsabilità di cui i dirigenti di Asia Napoli dovranno rendere conto di fronte a Dio e agli uomini. Adesso è il tempo di porre fine alla irresponsabilità dell’azienda che ha contribuito a far finire in quarantena decine di colleghi. La Rsu, tutti i sindacati, le segreterie di FpCgil, FitCisl, Uiltrasporti, Fiadel, stanno lanciando un grido di allarme che Asìa Napoli si rifiuta di ascoltare fin dal 24 febbraio. Facciamo appello all’unità di tutte le rappresentanze sindacali affinché ogni sforzo vada in un’unica direzione: introdurre finalmente adeguate misure di prevenzione del contagio sui luoghi di lavoro. Distribuzione intensiva di mascherine e gel igienizzante, scaglionamento degli accessi agli spogliatoi ed agli spazi comuni, sanificazione costante di spazi comuni, automezzi ed attrezzature, attivazione dello Smart Working per il personale amministrativo, tutela specifica per i lavoratori affetti da patologie croniche o debilitanti del sistema immunitario. Questo è l’obiettivo di tutti, superiore a qualsiasi orgoglio personale o di organizzazione. L’Unità dei lavoratori è la forza di tutti noi”. Dal canto suo l’azienda si giustifica dicendo che le mascherine non sono dispositivi prescritti: “Si sta diffondendo la paura – continua De Marco – le mascherine non sono previste per tutti dal dispositivo di protezione, ma noi le stiamo comprando e fornendo per tranquillizzare i dipendenti che sono il nostro patrimonio”. Il servizio già arranca per gli assenti dovuti alla pioggia di certificati di malattia e la paura del Coronavirus può solo far peggiorare la situazione. E non da ultimo c’è anche da considerare che la partecipata ha un altissimo numero di dipendenti ultrasessantenti, fascia di età considerata più esposta al rischio.

 

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