Gli era andata bene le prime volte. Era stato giudicato immaturo. Nel senso che non era stato ritenuto processabile, nonostante avesse compiuto l’età imputabile, i fatidici 14 anni. Su di lui si erano spesi (e continuano a farlo) avvocati, magistrati, medici e assistenti sociali, come una sorta di caso di scuola, per le tante facce di una realtà di degrado, oggettivamente problematica. Figlio di genitori da sempre alle prese con problemi di giustizia, a luglio Giovanni ci ricasca: si muove in sella a uno scooter, nella zona di piazzetta Concordia (siamo ai Montecalvario), non gli sfugge un passante con un tesoretto al polso. Impiega pochi attimi a strappargli il Rolex Daytona giallo – roba di 25mila euro -, dando inizio a indagini che lo inchiodano dinanzi a un giudice. Martedì mattina, Tribunale dei Minori, si svolge l’incidente probatorio, per inquadrare la personalità dell’indagato: ha compiuto 15 anni, sul suo conto ci sono segnalazioni specifiche (mai confluite in una condanna), sul suo conto pesa una valutazione inevitabilmente più severa. Si rileggono le carte del passato, quando – era poco più che un bambino – mise una lama da barbiere alla gola di un passante nella Galleria Umberto, per portargli via la collana d’oro e per rimarcare il suo ruolo di babyboss in zona Quartieri spagnoli. Che è successo dinanzi ai giudici? Per gli inquirenti, niente dubbi: la versione secondo la quale Giovanni non fosse un soggetto maturo per difendersi da un capo di imputazione (anche alla luce della crescita in un contesto familiare oggettivamente lacerato), comincia a vacillare. Decideranno i giudici, che dovranno valutare le conclusioni dei pm e della difesa del piccolo malvivente (rappresentata dal penalista Mario Covelli).

Uno scenario che ripropone l’attenzione su un fenomeno dilagante, quello della presenza di giovanissimi al centro di fascicoli giudiziari aperti negli ultimi sei mesi. Ne abbiamo parlato nell’edizione di ieri di questo giornale, a raccontare la china assunta dai minori, specie nei mesi immediatamente successivi il periodo del lockdown. Sono tornati protagonisti della scena, fanno registrare un trend in crescita, sia per quanto riguarda i reati predatori – (parliamo di aggressioni a scopo di rapina) – sia per quanto concerne vere e proprie operazioni militari. Ma facciamo un passo indietro. Torniamo alla scorsa estate, sempre in zona Quartieri spagnoli, quando vennero gravemente ferite due persone estranee ad ogni genere di attività delinquenziale. Ricordate quelle scene? Un agguato culminato nel ferimento di due passanti, nella interminabile faida rionale tra i Valentinelli e i Verrano, con al centro della scena non un soggetto qualunque. Un minore. Era il più piccolo del quartetto a sparare, a fare fuoco, a rimanere immobile per qualche secondo con l’arma in pugno. Una deriva, quella degli under 18, su cui – come ripetono gli addetti ai lavori – occorre lavorare con strumenti diversi: non basta la cella, l’effetto deterrenza assicurato dal carcere, serve un approccio differente. Scuola, formazione, oltre al tentativo di tagliare il cordone ombelicale che lega certi soggetti sempre allo stesso territorio, il cui orizzonte termina dove finisce il vicolo o la piazzetta di riferimento. Anni fa, la Procura di Napoli chiese e ottenne la revoca della potestà genitoriale per alcuni bambini del Pallonetto di Santa Lucia, come a Reggio Calabria, che ancora oggi attende un bilancio conclusivo.

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