La Regione Lazio ha chiesto alla direzione sanitaria della Asl RmG di attivare immediatamente una commissione d’inchiesta sul decesso di Giorgio Manni, il 51enne che per cinque volte, secondo quanto hanno raccontato i familiari al Messaggero, è stato rimandato a casa dagli ospedali a cui aveva chiesto aiuto.

«Ho contattato il direttore sanitario – dice il presidente Renata Polverini – e ho sollecitato l’avvio immediato di una verifica affinché si faccia piena chiarezza su quanto accaduto negli accessi al pronto soccorso». «Per cinque volte – dicono i familiari di Manni – è stato rimandato a casa dagli ospedali a cui aveva chiesto aiuto. Ha implorato di essere ricoverato perché aveva grossi dolori all’altezza dei reni e non riusciva a respirare. Ma in quattro diversi ospedali di Roma gli hanno risposto che poteva curarsi a casa. Solo la sesta volta quando ormai le sue condizioni erano disperate, al pronto soccorso di Subiaco hanno ceduto e hanno deciso di trasferirlo al Policlinico Tor Vergata, dove l’altro giorno è morto». Ora i familiari di Manni chiedono che «sia fatta chiarezza» riferendo che «anche la richiesta del medico di famiglia è rimasta inascoltata». Dal pronto soccorso di Subiaco, racconta la sorella, hanno risposto: «Si ribadisce l’assoluta incongruità di accessi al pronto soccorso, ancor più se effettuati utilizzando il servizio 118, per una sintomatologia cronica». «Mio fratello urlava sto morendo, sto morendo non riesco più a respirare, perché non mi ricoverano – continua la sorella – E noi ci sentivamo impotenti. Ora vogliamo che sia fatta chiarezza, domani sarà effettuata l’autopsia. Perché per cinque volte mio fratello è stato respinto dal pronto soccorso mentre stava morendo?».

 

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