Tutto in discussione. Dalla A alla Z. L’ufficio tecnico comunale di Sant’Arpino annulla in autotutela la Scia per l’agibilità rilasciata a Santolo D’Ambra, uno degli imprenditori che ha realizzato 100 appartamenti nell’ambito dell’housing sociale. La documentazione infatti risulta carente del certificato di collaudo delle strutture, della dichiarazione di conformità degli ascensori e dell’impianto antincendio e dell’attestazione di prestazione energetica. Già lo scorso aprile l’Utc, sotto la gestione di Vito Buonomo, dichiarò l’improcedibilità della Scia. Decisione impugnata davanti al tar dall’imprenditore. I giudici amministrativi accolsero la richiesta di sospensiva formulata dall’avvocato di D’Ambra. Il procedimento andrà nel merito il prossimo gennaio. In attesa della sentenza del Tar l’Utc ha annullato in via definitiva la Scia. Una batosta per l’imprenditore. Anche perché nel provvedimento adottato dall’ufficio tecnico si fa riferimento alla vendita di un immobile destinato ad housing sociale attraverso una dichiarazione non veritiera. La vicenda quindi potrebbe avere risvolti penali oltre che amministrativi. Per quanto riguarda l’aspetto procedurale la determina di annullamento rappresenta un punto fermo rispetto all’inagibilità delle abitazioni. La conseguenza? È da rivedere l’intero iter che ha portato alla realizzazione delle strutture. Tutto ha inizio il 26 febbraio 2010. Amministrazione comunale targata Eugenio Di Santo. Il civico consesso delibera l’attuazione del Piano casa in base alla legge regionale 19/09. Vengono individuati tre ambiti ubicati alle vie Marconi, Volta e della Libertà. Comparti destinati ad alloggi di housing sociale e di attività commerciali. Il 30 novembre dello stesso anno l’assemblea consiliare approva le linee guida. Poi la palla passa alla giunta, che il 29 luglio 2011 vara il progetto di riqualificazione urbanistica dell’ambito C2-Nord Ovest di via della Libertà (quello finito nell’occhio del ciclone dopo una nota dell’ex assessore Salvatore Lettera). Il 22 dicembre 2012 l’esecutivo dà il via libera alla convenzione tra il Comune di Sant’Arpino, i proprietari dei suoli e il Consorzio attuatore del progetto, presieduto da Elpidio Pezzella, al quale è poi succeduto Santolo D’Ambra.

Santolo D’Ambra

Che l’operazione sia nata col piede sbagliato lo si evince dando una scorsa all’articolo 17 della convenzione: “Il valore dell’housing sociale da cedere al Comune corrisponde al 5,235% dell’intero valore della consistenza immobiliare prevista dal progetto di riqualificazione”. In sostanza, rispetto a un valore presunto di quasi 3 milioni di euro, all’ente locale sono andate le briciole. Peraltro gli immobili sono stati venduti a prezzi stellari (qualcuno a 250mila euro). Ma soprattutto ciò che lascia perplessi è l’applicazione di una percentuale così bassa (il 5,235). In altri Comuni, anche limitrofi, la quota minima è del 20 percento. Oggi il Piano casa impone per l’housing sociale addirittura il 35%. A fronte di un permesso di costruire rilasciato ben 8 anni fa (il n.63) alcune opere di urbanizzazione primarie e secondarie non sono state ancora completate. E qui si apre la madre di tutte le battaglie sulla legittimità dell’iter tecnico e sulla regolarità urbanistica degli alloggi di via della Libertà e via Marconi. Come uscire dal labirinto di incartamenti? Semplice. Facendo ricorso alla convenzione. La correttezza della procedura è direttamente proporzionale al rispetto dell’atto sottoscritto tra le parti. In merito alle opere di urbanizzazione l’articolo 15 prevede i tempi di realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria. E stabilisce che “dovranno avere inizio entro il 28 febbraio 2013 e l’ultimazione della rete idrica e fognaria dovrà avvenire entro il 31 maggio 2013”. Ma nei fatti l’orologio smette di funzionare. La licenza edilizia, rilasciata dall’allora responsabile dell’Utc Filippo Frippa, per effettuare le opere di urbanizzazione è datata 7 giugno 2013, ovvero quando le tempistiche della convenzione erano già state ampiamente superate. Circostanza facilmente dimostrabile dalla comunicazione di Elpidio Pezzella, che indica come data di inizio lavori il 18 luglio 2013, anch’essa successiva al termine di ultimazione delle opere stabilito dall’art. 15 della convenzione. Agli atti non risultano autorizzazioni di proroghe. E in ogni caso, qualora spuntassero, sarebbero illegittime perché, sempre in base all’art. 15, il mancato completamento delle opere comporta la risoluzione della convenzione. Addio convenzione, addio permesso di costruire, addio progetto. Invece il 24 giugno 2015 il nuovo responsabile dell’Utc Pietro D’Angelo rilascia una variante (la n.43) alle opere di urbanizzazione primarie. E pensare che dovevano essere completate entro maggio 2013! Ma l’architetto D’Angelo si spinge oltre. Il 23 luglio protocolla una relazione istruttoria con tanto di parere favorevole alla richiesta di concessione edilizia presentata da D’Ambra. È scritto a penna sul retro di una cartellina di carta Alla faccia della digitalizzazione della pubblica amministrazione. Il parere favorevole sarebbe scomparso dai fascicoli. Chi concede il permesso di costruire rilasciato a D’Ambra? Lo rilascia Salvatore Compagnone, in qualità di responsabile dell’area tecnica. Compagnone si rimbocca subito le maniche e il 22 luglio 2016 concede a D’Ambra il permesso di costruire n. 19 per la realizzazione di 3 edifici di 4 piani, di cui uno destinato ad unità abitative e due a unità abitative con piano rialzato destinato ad attività commerciale. Nel provvedimento Compagnone fa riferimento al parere favorevole espresso da D’Angelo. Beh, abbiamo la sensazione che oltre a discutere sulla legittimità o meno della Scia rilasciata a D’Ambra e annullata ci siano da chiarire un bel po’ di atti. Almeno quelli che vanno dal 2012 al 2016. Tutto in discussione dunque. Dalla A alla Z.

Mario De Michele

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