Chiusura delle indagini per i sessantasette indagati coinvolti nell’inchiesta sulle false vaccinazioni anti-Covid effettuate a Napoli. Tra loro ci sono anche tre sanniti. Si tratta di una indagine condotta dai carabinieri del Noe e coordinata dal sostituto procuratore di Napoli Henry John Woodcock che ha ipotizzato per gli indagati tre reati: concorso in corruzione, peculato e falso di documenti informatici. Infatti a chi aveva fatto le finte vaccinazioni erano stati poi consegnati i Green pass, diventati indispensabili anche per poter insegnare. I tre sanniti sono un docente di 34 anni della valle Telesina, la sorella di 25 che non risiede nel Sannio, e un’insegnate di 55 anni che risiede in un centro dell’hinterland beneventano. Sono difesi dagli avvocati Ettore Marcarelli e Gerardo Giorgione. I tre erano stati destinatari di perquisizioni domiciliari culminate con il sequestro dei telefonini. Adesso hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o di esibire documenti. Poi il magistrato della Procura di Napoli chiederà i rinvii a giudizio. Le false vaccinazioni, come ricostruito dagli inquirenti, avvenivano in un hub del capoluogo partenopeo e sono state fatte dietro il pagamento di 150 euro in un periodo compreso tra il 7 novembre del 2021 e il 10 gennaio di quest’anno. Gli organizzatori erano stati individuati in un addetto alle vaccinazioni e in un operatore socio-sanitario: entrambi erano stati anche arrestati. Secondo l’accusa era stato il docente della Valle Telesina a procacciare ai due addetti alle false vaccinazioni anche i nomativi della sorella e dell’altra docente.

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