Nei giorni in cui tutte le attenzioni sono rivolte al Coronavirus, i criminali ambientali trovano terreno fertile nelle loro scellerate azioni: un nuovo grave incendio si è sviluppato nell’azienda di rifiuti Lea di Marcianise. L’attività della ditta è da mesi ferma a causa del sequestro avvenuto per gravi violazioni ambientali, che hanno portato all’arresto da parte della Guardia di Finanza del titolare e di due autotrasportatori. Il rogo si è sviluppato all’interno di uno dei capannoni dove sono ammassati cumuli di rifiuti; sul posto sono accorse due squadre dei vigili del fuoco e i carabinieri. Lo stabilimento era già stato oggetto di un grosso rogo nell’ottobre del 2018, avvenuto pochi giorni dopo il sequestro, e i rifiuti bruciati, sia urbani che speciali, giacciono da allora nell’azienda. Dopo il primo rogo, i finanzieri della Compagnia di Marcianise scoprirono, nell’ambito di un’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che il titolare e due suoi collaboratori avevano scavato un buco nel piazzale dell’azienda per interrarvi i rifiuti che la Lea avrebbe dovuto smaltire; un’altra parte dei rifiuti fu trasportata e gettata nel vicino comune di San Tammaro in un impianto di proprietà del Consorzio Unico di Bacino delle Province di Napoli e Caserta (Cub). Emerse anche che il titolare aveva stoccato rifiuti non trattati di diverse tipologie, mescolandole tra loro, in quantità decisamente superiori a quelle autorizzate, provocando così numerose perdite di percolato.

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