‘La Chiesa e’ al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie e chi ha l’onore di rappresentare la Comunita’ nelle istituzioni ha l’onere di difendere il lavoro e la dignita’ delle persone a cui viene sottratto”.

Con queste parole, pronunciate durante l’omelia nella messa celebrata davanti ai cancelli dello stabilimento Irisbus di Valle Ufita, in provincia di Avellino, il vescovo della Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia, monsignor Giovanni D’Alise ha ribadito il sostegno della Chiesa ai lavoratori, circa trecento, che da giorni presidiano lo stabilimento che la Fiat ha deciso di dismettere. Monsignor D’Alise ha anche lanciato un appello ”all’unita’ e alla solidarieta’ dei lavoratori e tra le forze sindacali”. Intanto fervono le iniziative per portare almeno 500 persone a Roma in vista dell’incontro convocato per mercoledi’ mattina al ministero dello Sviluppo economico che mettera’ di fronte i vertici della multinazionale torinese e i segretari nazionali dei sindacati metalmeccanici. Da Valle Ufita partiranno certamente dieci pullman messi a disposizione dai sindacati irpini a cui potrebbero aggiungersene altri dieci grazie alla sottoscrizione aperta dai lavoratori nei comuni del Comprensorio. Sul versante proprio della vertenza che mette concretamente a rischio quasi 700 posti di lavoro con conseguenze pesanti anche sull’indotto che lavora per Fiat, la linea prevalente che emerge si muove su due versanti: la richiesta al Governo di varare il piano-autobus in grado di ammodernare l’attuale parco autobus circolante che nel Centro-Sud, secondo i richiami dell’Unione europea, risulterebbe per il 75 per cento ”irregolare, insicuro e inquinante”. Sull’altro versante, lavoratori e sindacati premono per un ”chiarimento definitivo” con Fiat. ”Per decenni ha incassato finanziamenti e commesse pubblici senza aver mai investito in ricerca, innovazione e seria organizzazione del lavoro. Se Fiat vuole andarsene – ribadiscono gli operai- nessuno la rimpiangera’ ma prima deve restituire il troppo che ha ricevuto”.

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