Carabinieri del Ros e polizia penitenziaria del Nucleo investigativo centrale in azione in provincia di Caserta, per l’esecuzione di una serie di ordinanze di misure cautelari, nell’ambito di una inchiesta della Dda di Napoli. Dodici le persone, accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, riciclaggio e intestazione fittizia di beni aggravati dal fine di agevolare il gruppo Zagaria.
    ‘Scettro’, questo il nome dell’operazione. Quattro le misure interdittive della “sospensione dall’esercizio dell’impresa” per un anno.

Le misure cautelative – come si evince dalla nota emessa dagli inquirenti -, è arrivata in esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 12 soggetti (nr. 7 misure cautelari in carcere, nr. 1 misura cautelare agli arresti domiciliari e 4 misure interdittive della sospensione dell’esercizio d’impresa).

Da ultimo sono stati documentati gli investimenti a Tenerife, ove dalla primavera del 2017 hanno avviato un’attività di noleggio veicoli.

Tra i provvedimenti emessi risultano 4 misure interdittive, come si diceva, della sospensione dall’esercizio dell’impresa ex art. 290 c.p.p. per anni uno, nei confronti di altrettanti 4 soggetti titolari di aziende riconducibile all’organizzazione investigata.

Le indagini, svolte tra il febbraio 2016 ed il maggio 2019, avrebbero documentato come Filippo Capaldo, nipote del boss Michele Zagaria (arrestato nel 2011 dopo 15 anni di latitanza), con la collaborazione dei fratelli Nicola e Mario Francesco, abbia assunto una posizione dominante nel settore della grande distribuzione alimentare.

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