La variante Omicron rappresenta il capitolo finale di questa pandemia che sembra durare da secoli, anzi no. Ancora una volta, attorno alla parola Covid si solleva un tornado di incertezza, persino quando a parlare sono gli specialisti. La velocità con cui corre la variante isolata per la prima volta in Sudafrica ci ha indotto a pensare che, tempo qualche mese ancora o forse meno, quasi tutti saremo entrati in contatto con il virus. Le stime dicono, appunto, che entro marzo il 60% degli europei potrebbe risultare contagiato. Tra positivi e vaccinati vorrebbe dire raggiungere – finalmente – l’immunità di gregge. Ulteriori rassicurazioni sono arrivate anche dal direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Hans Kluge, che ieri ai microfoni di France Press ha affermato: «È possibile che la regione si stia muovendo verso una sorta di fase finale della pandemia. Ci sarà, per alcune settimane o mesi, un’immunità globale, o grazie al vaccino o perché le persone avranno raggiunto l’immunità a causa dell’infezione. Prevediamo che ci sarà un periodo di calma prima che il virus possa tornare verso la fine dell’anno, ma non vuol dire necessariamente ritrovarci di nuovo in pandemia». Parole che dovrebbero rassicurare, se non fosse che proprio all’interno dell’Oms stesso c’è chi la pensa diversamente dal medico belga. Maria Van Kerkhove, alta funzionaria dell’organizzazione, professa cautela: «Concedendo i vaccini solo ad alcuni paesi e lasciando indietro chi ne ha bisogno di più, stiamo prolungando la pandemia», ha detto intervenendo al programma Sunday Morning della Bbc. «La pandemia continuerà finchè continuerà questa situazione – continua il medico statunitense -, alla fine del 2022 vedremo come sarà evoluta la pandemia. Siamo, davvero, ancora nel mezzo di essa: so che le persone vogliono sentirsi libere, ma non possiamo ancora allentare le misure». Le posizioni discordanti all’interno dell’Organizzazione mondiale della sanità di certo non permettono di avere un quadro chiaro della situazione. Ciò che ha affermato però Van Kerkhove è realtà: lasciando indietro i paesi più bisognosi nella campagna vaccinale, il virus può evolversi ancora come già successo. Intervenire in queste zone nevralgiche, nei prossimi mesi, potrebbe davvero accompagnarci verso la libertà.

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