Le famiglie degli marinai italiani della Savina Cayolin sequestrati dai pirati al laro delle coste sonale, hanno rivolto un pubblico appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. ”Ancora una volta intendiamo rappresentarle la drammaticit… della situazione in cui versano i nostri congiunti.

In particolare – scrivono i familiari dei sequestrati – non riusciamo a capire come sia possibile che non vengano adottati tutti i provvedimenti e seguire tutte le procedure preordinate al rilascio degli ostaggi. Il tutto in considerazione dell’assoluta preminenza del valore delle vite umane rispetto ad ogni altro interesse per il quale, tuttavia, sicuramente esister… una adeguata tutela”. ”Siamo veramente scorati – si legge nella lettera – anche in considerazione che la nostra economia si regge fondamentalmente sul mare e che un domani potrebbero esserci altri episodi purtroppo simili. Pertanto la preghiamo, con tutto il fervore affettivo che esprime una situazione del genere, di intervenire, per quanto di sua spettanza e/o competenza, presso gli organismi preposti affinch‚ provvedano alla liberazione dei nostri cari. In particolare – aggiungono i familiari – riteniamo necessario un intervento immediato presso l’Armatore Luigi D’Amato dal momento che, a differenza delle istituzioni pubbliche, risulta pressoch‚ assente in ordine alle nostre sollecitazioni. Invero, a differenza delle istituzioni pubbliche e organismi religiosi (Farnesina, Ministero dei trasporti marittimi, Sommo Pontefice) per le quali abbiamo ricevuto comunque ascolto, con il Cavaliere Luigi D’Amato purtroppo non riusciamo proprio ad interloquire. A tal proposito, a parte qualche vaga ed iniziale rassicurazione, non abbiamo ricevuto pi— alcuna garanzia di una concreta trattativa in corso”. La lettera a Napolitano cos si conclude: ”Tanto dovevamo confidando in un suo immediato ed incisivo intervento che sollecitiamo con tutta la speranza che i nostri cuori possano aprire uno spiraglio concreto per la liberazione dei nostri congiunti”. Un precedente appello al Capo dello Stato era stato sottoscritto dalle famiglie dei cinque marittimi sotto sequestro nei mesi scorsi, al termine di una fiaccolata svoltasi sull’isola di Procida.

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