Realizzare un modello in grado di formulare previsioni di rischio, sanitario e ambientale, della presenza di singoli contaminanti in una specifica area della Campania. Si tratta del progetto MIRARE (Modello Integrato Rischio Ambientale a scala Regionale)

finanziato dalla Regione Campania attraverso un PON assegnato all’API e a cui lavorano la Societa’ informatica CID Software, l’AMRA, centro di Competenza nel settore dell’Analisi e Monitoraggio del Rischio Ambientale. La consulenza scientifica e’ del Centro Studi per l’ingegneria idrogeologica, vulcanica e sismica dell’Universita’ di Napoli Federico II (Centro Plinivs). Al Centro Studi per l’ingegneria idrogeologica, vulcanica e sismica dell’Universita’ di Napoli Federico II (Centro Plinivs) e’ andata la consulenza scientifica.

 

“Abbiamo creato il prototipo di un modello di analisi di rischio sanitario e ambientale che studia i fattori contaminanti che possono avere effetti sugli abitanti di un territorio”, ha spiegato Giulio Zuccaro, coordinatore del progetto e direttore del Centro Plinivs. “Insieme a Francesco Pirozzi, esperto di inquinamento dell’Universita’ Federico II, e ai professor Antonio Arnese e Francesco Attena della Seconda Universita’ di Napoli, stiamo cercando di realizzare uno strumento che metta insieme i dati delle rilevazioni effettuate dalle autorita’ competenti, i dati delle vulnerabilita’ e dell’esposizione, per arrivare a delineare scenari di previsione sull’impatto di un dato inquinante sulla popolazione e sull’ambiente”.

Dopo circa due anni di lavoro, i ricercatori sono arrivati alla fase di rifinutura del modello e dei test. L’area prescelta come zona campione e’ stata individuata nella regione dei Regi Lagni di Caserta: si tratta di un reticolo di canali rettilinei, in maggioranza artificiali, il cui bacino si estende per un’area di oltre mille chilometri quadrati attraversando le province di Caserta, Avellino, Napoli e Benevento. L’area di studio e’ stata divisa in una specie di griglia in modo da aiutare gli scienziati ad analizzare i rischi su ogni singola cella. La scelta non e’ stata casuale, perche’ il modello e’ focalizzato sulla valutazione degli effetti di sostanze nocive sulla popolazione nelle differenti fasce d’eta’, diffuse nell’ambiente per mezzo delle acque superficiali e l’aria. ”Acqua e aria, infatti, sono i ‘mezzi di trasmissione’ che prendiamo in considerazione”, ha detto Zuccaro.

Il modello valuta i vari fattori che incidono sul luogo giungendo a una definizione accurata del potenziale rischio per le persoSui Regi Lagni, dunque, e’ stato messo alla prova per la prima volta il modello MIRARE, tenendo conto dei diversi tipi di inquinanti che, combinati fra loro, possono avere effetti sulla popolazione e sul territorio. “L’obiettivo – ha raccontato Zuccaro – era quello di calcolare il rischio dovuto a ogni diversa sostanza contaminante e poi il rischio cumulato, cioe’ quello dovuto alla somma delle diverse esposizioni ai diversi elementi considerati”. Il modello prevede di analizzare anche l’eventuale estensione dei rischi alle persone che non si trovano all’interno della zona considerata: per esempio, nel caso in cui le acque inquinate vengono usate per abbeverare animali da cui si ricava la mozzarella che viene commercializzata anche fuori dall’area campana. I dati che vengono immessi nel modello riguardando quindi le sostanze inquinanti coinvolte, la cartografia della zona considerata, la dislocazione degli scarichi civili e industriali nell’acqua, la dislocazione e la tipologia di attivita’ produttive industriali o agricole della zona, la dislocazione dei centri abitati sui quali possono andare a incidere gli inquinanti, e le caratteristiche della rete idrografica che servono a calcolare la legge di trasporto dei vari inquinanti all’interno della rete. “Sui Regi Lagni – ha proseguito Zuccaro – i dati immessi in questa fase di test sono reali, ma non sono ancora completi. Il modello, tuttavia, ha comunque dimostrato finora di soddisfare le nostre attese”. Si tratta dunque di un modello che, nella fase a regime, potra’ essere usato sia in caso di emergenze o incidenti che provocano immissioni di inquinanti, sia nella pianificazione in condizioni stazionarie, nelle quali si conoscono gia’ certi tipi di immissioni e si vuole vedere quali sono le zone che risentono di queste immissioni. “Per esempio, questo modello potrebbe essere impiegato anche per capire il rischio ambientale delle sostanze liberate nell’aria dagli incendi dei rifiuti. In base agli inquinanti sprigionati dalla combustione e alla posizione del sito incendiato, si puo’ fare un prospetto della ricaduta di queste sostanze sulla popolazione”, ha spiegato Zuccaro. In Italia esistono altri modelli computazionali che vengono utilizzati per calcolare il rischio ambientale, ma quello del Centro Plinivs offre un’analisi combinata per calcolare il rischio di esposizione alle varie sostanze tutte insieme, trasportate nei due mezzi, aria e acqua. “Questa e’ una cosa molto diversa che offre un valore aggiunto alle rilevazioni che gia’ si fanno da anni”, ha detto Zuccaro. Cosa ancora piu’ importante e’ che il modello ha tempi di risposta molto rapidi.ne.

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