“Mi sono autodenunciato alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, perché come sindaco non sarò in grado di garantire un’adeguata assistenza sociale ai 4 bambini che il 2 settembre con le rispettive famiglie andranno in mezzo alla strada quando la Procura procederà all’abbattimento della loro casa abusiva”. Così il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, in una dichiarazione riportata oggi dal quotidiano La Repubblica.

Il 2 settembre c’è un ordine irrevocabile per demolire una casa abusiva in via Ancona dove abitano due nuclei familiari con minori.

A Casal di Principe – si legge nella nota pubblicata dal quotidiano La Repubblica -,   vi sono 1700 ordinanze di abbattimento di costruzioni abusive, emesse  nel corso di anni. Di queste, 250 sono RESA (Registro Esecuzioni Sentenze Abbattimenti), cioè edifici da abbattere in via esecutiva. Tra esse c’è la casa di via Ancona, il cui provvedimento per l’abbattimento è divenuto irrevocabile il 6 luglio del 2005, dove abita la famiglia Stabile, due nuclei familiari che vivono col reddito di cittadinanza.

“Il Comune di Casal di Principe, in collaborazione con le Procure, ha già provveduto ad abbattere altre abitazioni nel corso degli ultimi anni, per lo più scheletri, case non abitate. Finora abbiamo speso un milione e 600.000 euro per 11 abitazioni. E’ una somma enorme per le nostre casse, e che già quest’anno ci fanno chiudere il consuntivo con un pericoloso disavanzo. Visto che ancora in questi giorni le varie Procure ci sollecitano per altri mutui, per altre demolizioni, pensiamo che entro due o tre anni il Comune di Casal di Principe dovrà dichiarare il dissesto finanziario a causa di questi debiti. Basta farsi qualche conto per capire la insostenibilità di una tale situazione. Per abbattere le 250 RESA, servono circa 35 milioni di euro. Non solo, ma ogni casa abitata abbattuta richiede un intervento di tipo sociale: trovare dove mettere chi resta senza casa, fornire l’assistenza necessaria a chi vive in un disagio socio economico , ecc. ecc. , tutte cose non sopportabili per i nostri bilanci e per la nostra Comunità.  Ecco perché – conclude Natale -, alla fine l’applicazione della legge diventa inconciliabile con criteri di economicità e di giustizia”.

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